E poi gli stabilimenti balneari, i ristoranti, gli alberghi, le sale ricevimenti. La spiaggia se la sono mangiata, come in una torta a strati. Per le briciole ci hanno pensato poi le centinaia di case abusive sorte negli anni’80. Hanno levato il respiro al mare di Marsala, lo hanno soffocato.
La costa di Marsala è persa. Falciata dalle costruzioni abusive, alla mercè dei lidi e di chi li gestisce. Marsala non ha il mare. Solo un’idea di mare e di spiaggia.
A Torrazza, invece, nella vicina Petrosino, una spiaggia libera ancora c’è. Le dune pure. La sensazione di una cosa bella che appartiene tutti.
Ma anche lì bisogna aprire gli occhi.
La spiaggia di Torrazza appartiene ad una delle zone più belle della Sicilia Occidentale . E’ una zona Sic / Zps. Che significa che è un Sito di Interesse Comunitario, e quindi una Zona a Protezione Speciale. La spiaggia in questione è lunga 650 metri. Poca cosa, si direbbe. Ma in realtà l’area è la parte finale di una vasta zona umida di rilevanza internazionale, ai sensi della ''Convenzione di Ramsar''. Si tratta per esattezza della zona ''Laghi Murana, Preola e Gorghi Tondi, Stagno di Pantano Leone, paludi costiere di Capo Feto e Margi Spano'', ricadente nei Comuni di Mazara del Vallo e Petrosino. Questa zona , recita il decreto del 28 Giugno 2011 del Ministero dell’Ambiente (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.169 del 22 Luglio) “rappresenta un complesso ambientale significativo e peculiare per la conservazione di molte entità animali”. L’elenco è lunghissimo: tartarughe, fenicotteri, anatre selvatiche…
Una spiaggia incontaminata, dunque.
No. Perché per esempio c’è nel bel centro della spiaggia lo scheletro di una costruzione, messa su con regolare licenza nei primi anni ’80. Da lontano sembra un castello di sabbia, roba da record. Cos’è non si capisce. Appartiene al Notaio Eugenio Galfano, ex Sindaco di Marsala. Prima di lui al suocero, il notaio La Francesca. Occupa in lunghezza 25 metri di spiaggia. Nessuno ha mai pensato di abbatterla. Anzi, su quei pilastri poggia la richiesta di finanziamenti per la ricostruzione post terremoto.
Una casa vera e propria, comunque, c’è. Una casa sulla spiaggia. Sembra una casa della famiglia Robinson. L’isola deserta, la spiaggia tropicale. E la casa. Con il prato verde, all’inglese, il biliardino in veranda. Degli enormi vasi in cemento a delimitare il confine. Una casa in mezzo ai bagnanti. Non si tratta di un edificio storico. E’ una casa recentissima. L’ha costruita Antonio Vanella. Titolare della Vanin Costruzioni, impresa edile. Antonio Vanella fa parte del Pd di Petrosino (magari della corrente ambientalista), e si è costruito questa abitazione, con tutti i pareri del Comune necessari e conformi nel 2003, quando lui stesso era Presidente del Consiglio Comunale.
A proposito. Nel 2007 il Comune di Petrosino elegge il suo nuovo Sindaco, Biagio Valenti, che decide che a Petrosino le cose, dal punto di vista urbanistico, devono cambiare. Ad esempio allontana dall’ufficio tecnico del Comune l’ ingegnere Pietro Giacalone, che attualmente è sotto processo per abuso d’uffico e violazione di alcune norme urbanistiche fatte nella qualità di dirigente dell’amministrazione di Petrosino. Nei due processi in qui è imputato Giacalone, il Comune si è costituito parte civile, ed è rappresentato dall’avvocato Salvatore Ciaravino di Trapani.
E che fa la Giunta di Valenti con quella casa in riva al mare, la casa con il prato verde e il biliardino di Vanella? Gli assessori riprendono in mano le carte, riescono a ritirare la licenza. E’ il nuovo responsabile dell’ufficio tecnico, l’ingegnere Vincenzo Tumbarello a scrivere il provvedimento di revoca. Vanella era Presidente del Consiglio Comunale quando l’Amministrazione Comunale gli ha dato la concessione per costruire la sua casa in riva al mare, senza chiedere la V.I.A., cioè la Valutazione di Impatto Ambientale. Che, ad occhio, è un bell’impatto, per una casa sulla spiaggia. Viene disposta anche la demolizione dei vasi in cemento . Si apre un contenzioso enorme, nel quale Vanella è difeso niente di meno che dal principe degli avvocati amministrativisti siciliani, Gaetano Armao.
Ma questa è ormai una storia vecchia. Perché mentre il Comune di Petrosino cerca di capire cosa sta succedendo tra i corridoi dell’ufficio tecnico, come si siano potuti dare permessi e concessioni per interventi edilizi così vicini alla costa, qualcos’altro si muove.
E si muovono in tanti. Persone che girano tra i proprietari, piccoli e grandi, di pezzetti di terreni ricadenti nell’area di Margi e Torrazza. E propongono l’affare: lasciate perdere i vostri vigneti che non rendono più niente, le quattro pietre a cui siete affezionati. C’è la possibilità di vendere tutto.
In poco tempo una società, Roof Garden Srl, compra quasi tutti i terreni che insistono sulla spiaggia di Torrazza, strade comprese: 18 ettari.
L’amministratore unico e il rappresentante legale della Roof Garden Srl è il signor Michele Licata, classe 1963. E’, per capirci, il proprietario delle più grandi strutture turistiche di Marsala e Petrosino: il Lido Delfino, il Delfino Beach Hotel, la Tenuta Volpara, e il Baglio Basile. Quest’ultimo capolavoro, a modo suo, del modernismo in salsa siciliana.
L’obiettivo di Licata è quello di creare un complesso turistico, un lido, sulla spiaggia incontaminata di Torrazza, per portare lì i turisti che risiedono al Baglio Basile, che in linea d’aria dista un paio di chilometri. Ha in magazzino già pronti 250 ombrelloni. Ne deve sistemare 120, in file da 6.