I difensori del politico hanno presentato una eccezione di incostituzionalita'. Il gup Ferdinando Sestito ha cosi' rinviato al prossimo 20 dicembre per proseguire l'udienza preliminare. L'accusa era rappresentata dal Procuratore aggiunto di Palermo Ignazio
De Francisci.
De Francisci e il sostituto Nino Di Matteo nella richiesta di rinvio a giudizio, depositata il 13 luglio scorso, affermarono che il ministro "ha messo a disposizione di Cosa nostra il proprio ruolo, contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell'organizzazione tendente all'acquisizione di poteri di influenza sull'operato di organismi politici e amministrativi...Nella sua veste di esponente politico di spicco, prima della Dc e poi del Ccd e Cdu e, dopo il 13 maggio 2001, di parlamentare nazionale, Saverio Romano ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell'associazione mafiosa, intrattenendo, anche al fine dell'acquisizione del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell'organizzazione tra i quali Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Domenico Miceli, Antonino Mandala' e Francesco Campanella".
"Questo procedimento mi ha visto indagato quasi ininterrottamente per otto anni anche se l'indagine era tecnicamente spirata nel novembre del 2007. Questi semplici ma inconfutabili dati dimostrano il corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni'', aveva commentato il ministro Romano, la decisione del gip di Palermo di rigettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo. ''Il fallimento del sistema giudiziario - aveva detto - vive nella interminabile condizione che si riserva al cittadino Saverio Romano in un periodo di tempo che nella sua enorme dimensione rappresenta gia' una sanzione insopportabile anche se l'epilogo sara' quello da me auspicato''.