A evidenziare i dati è Legambiente, che ha presentato a Palermo i risultati dell'indagine Ecosistema Rischio, dedicata al rischio idrogeologico nel nostro Paese. Il 91% dei comuni intervistati ha nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio idrogeologico, e il 40% presenta interi quartieri in tali aree.
Nel 58% dei comuni campione della ricerca sono presenti in aree a rischio strutture e fabbricati industriali, che comportano in caso di alluvione, oltre al rischio per le vite dei dipendenti, anche il pericolo di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Inoltre nel 37% delle amministrazioni intervistate sono presenti in zone esposte a pericolo di frana o alluvione strutture sensibili e nel 28% dei comuni sono state costruite in zone a rischio strutture ricettive turistiche o strutture commerciali. Solo cinque (9%) fra tutti i comuni intervistati hanno intrapreso opere di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e in un solo caso si è provveduto ad avviare interventi di delocalizzazione di fabbricati industriali.
Nel 60% dei comuni intervistati in cui siano presenti zone esposte a rischio ancora non si realizza una manutenzione ordinaria delle sponde, delle opere di difesa idraulica e più in generale del territorio. Questi dati, secondo Legambiente, dimostrano come nella regione Sicilia sia quanto mai urgente adoperarsi per la mitigazione del rischio idrogeologico e come debba rimanere alto il livello di attenzione per frane e alluvioni.
Il dossier è stato presentato in una conferenza stampa al quale è intervenuta Francesca Ottaviani, portavoce della campagna nazionale Operazione Fiumi: "I dati emersi dalla nostra indagine sulla Sicilia restituiscono l'immagine di un territorio endemicamente fragile, in cui troppo spesso lo sviluppo urbanistico non ha tenuto adeguatamente conto del rischio. Mentre è prioritario mantenere alto il livello di attenzione rispetto all'assetto idrogeologico ed è urgente operare per rafforzare i vincoli all'urbanizzazione delle aree esposte a rischio, affinché vengano applicati in modo rigoroso".