Il magistrato ha rivendicato il diritto delle toghe a partecipare ai dibattiti politici sulla giustizia "purché la partecipazione non si traduca in collateralismo" e si è detto disponibile a confrontarsi anche con il Pdl. A Belpietro che gli chiedeva se c'erano stati contatti in questo senso con il partito del premier Ingroia ha risposto: "Nessun contatto, solo polemiche".
Il procuratore aggiunto ha poi ricordato che anche i magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino parteciparono a iniziative di partiti - in particolare del Pci e dell'Msi - senza che ciò suscitasse alcuna polemica. "Se l'avessi fatto 25 anni fa - ha detto - nessuno si sarebbe stupito, mentre ora viviamo una fase di arretramento del dibattito politico culturale".
Ingroia ha inoltre ribadito la convinzione che i magistrati abbiano il diritto di partecipare alla discussione sulla riforma costituzionale della giustizia. "Questa riforma mi preoccupa - ha spiegato - ma se passasse saremo tenuti ad applicarla". Infine il Pm ha escluso l'intenzione di candidarsi a sindaco di Palermo mentre non si è espresso su una possibile candidatura in Parlamento: "Fa parte del diritto di elettorato - ha concluso - che non può sottrarsi a nessuno".