Da metà gennaio dunque ci sarà la requisitoria del Pm Andrea Tarondo e le arringhe degli avvocati.
Intanto nell’ultima udienza il presidente del collegio giudicante, Angelo Pellino, ha comunicato che gli accertamenti bancari saranno disponibili alle parti nelle prossime settimane. La difesa, a tal proposito, ha presentato una memoria per contrastare le dichiarazioni di Girolamo Camarda, consulente dell’autorità giudiziaria. Camarda a settembre aveva dichiarato che tra il 2005 e il 2006 l’azienda riconducibile a Tommaso Coppola, la Siciliana Inerti Bituminosi, aveva subito un calo del fatturato di circa 4 milioni di euro. E oltre alla Siciliana Inerti c’era anche la Valderice Costruzioni, facente parte dello stesso gruppo d’imprese in odore di mafia, che dimezzò il proprio giro d’affari. Secondo Camarda il crollo è dipeso dalle vicende giudiziarie: “in quel periodo si è registrata una crisi nel settore ma il calo subito dalle due società mi pare eccessivo”. La difesa invece ha contestato la tesi del consulente spiegando, nella memoria presentata, che Camarda non ha distinto i dati relativi alla produzione di conglomerati con i ricavi derivati dalla dismissione di immobili operati dalla Siciliana Inerti Bituminosi.
L’operazione Cosa Nostra Resort risale al dicembre 2008, quando la Squadra mobile e Guardia di Finanza di Trapani su disposizione del gip del tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, ha attuato gli ordini di arresto a nove persone tra Valderice e Trapani. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo, Roberto Scarpinato, e dai sostituti Paolo Guido e Andrea Tarondo.
Il sistema era noto e collaudato: mafia, politica, appalti. Il tutto ruotava attorno alla figura del già condannato per mafia Tommaso Coppola che dal carcere di Trapani, secondo gli investigatori, istruiva i nipoti Caterina e Salvatore Fiordimondo affinché curassero il suo patrimonio imprenditoriale e continuassero ad intercettare fondi pubblici da destinare al Resort Xiare. Con i fidati e consolidati prestanome Coppola riusciva a gestire ben otto società.
L’inchiesta ha toccato oltre all’attuale sindaco di Valderice, altri politici come il senatore del Pdl Antonio D’Alì. Dalle indagini emerge infatti che Coppola avrebbe ordinato al geometra Vito Virgilio e a Iovino di contattare D'Alì “affinché perorassero la Siciliana Inerti e Bituminosi srl per una fornitura di inerti per i lavori del porto di Castellammare del Golfo.
Salvatore Fiordimondo si sarebbe rivolto a Iovino per agganciare l'ex sottosegretario all'Interno, per farlo intervenire anche sull' allora prefetto di Trapani Giovanni Finazzo affinché la Calcestruzzi Ericina, azienda sequestrata alla mafia nel 2005, continuasse a servirsi del materiale fornito dalla società di Coppola. Antonio D’Alì sentito qualche mese fa dai magistrati ha negato l’esistenza di rapporti con Coppola o altri uomini coinvolti nell’inchiesta.
Nel corso del processo è emerso il caso unico del sindaco Iovino, che è imputato e parte civile assieme. Infatti il comune di Valderice, amministrato da Camillo Iovino, è parte civile. Adesso per la conclusione del procedimento occorreranno come minimo almeno 7 udienze.