Il sottufficiale delle Fiamme gialle, assieme ad alcuni suoi colleghi che hanno gia' definito la loro posizione, secondo l'accusa, era solito appropriarsi di magliette, jeans, borse e cinture con marchi contraffatti, sequestati a commercianti e venditori ambulanti.
Non ha convinto i giudici l'ultimo appello fatto da Scaturro prima della camera di consiglio: "Non ho fatto nulla. In trenta anni di carriera ho soltato ricevuto elogi, e in questa storia sono stato tirato dentro. Non ho mai tradito la divisa".
La sentenza è stata emessa dal Tribunale presieduto da Angelo Pellino. Il Pm Tarondo aveva chiesto 10 anni.
Il procedimento scaturica da un'inchiesta in cui era stato coinvolto Ernesto Fiorito, ex comandante del Nucleo mobile della Guardia di Finanza di Trapani, che ha definito separatamente la sua posizione. Coinvolti anche altri agenti che erano soliti appropriarsi della merce che sequestravano nella loro attività di controllo per la città di Trapani: jeans, borse, magliette, scarpe. Merce di poco valore? "Non significa nulla - ha detto durante la requisitoria il Pm Tarondo - perchè in un territorio flagellato da continue richieste di estorsione, questi fatti sono estremamente gravi".
Nel processo è emerso che anche l'imprenditore Mario Sucamele, considerato vicino a Cosa nostra per alcune vicende estortive che lo hanno riguardato, sarebbe stato costretto a pagare i finanzieri per evitare guai con la giustizia in merito ad una singolare vicenda: Scaturro e Fiorito scoprirono un camion proveniente da un terreno di proprietà di Sucamele con del materiale. Interrogarono Sucamele su cosa ci fosse dentro il camion. Lui rispose: nulla di nocivo. I due finanzieri gli dissero che dovevano approfondire, per convicerlo, racconta Sucamele, a pagare. L'episodio è stato contestato dai legali della difesa, per i quali, al contrario, sarebbe stato Sucamele a voler corrompere i due ufficiali.