A finire in manette un insospettabile imprenditore. Francesco Abita, trapanese di 58 anni, proprietario di parecchi appartamenti, è agli arresti domiciliari con l’accusa di fare parte di un vasto giro di prostituzione. L’operazione è lo sviluppo di un’altra inchiesta della scorsa primavera che portò all’arresto di 2 ragazze colombiane accusate di aver indotto alla prostituzione altre quattro persone, fino ad arrivare ad Abita e con sfumature che adesso fanno tremare la Trapani bene. L’imprenditore trapanese, secondo gli inquirenti, avrebbe messo a disposizione di alcune ragazze di varie nazionalità (soprattutto sudamericana) i suoi appartamenti che le ragazze avrebbero poi usato per riceve i clienti. In totale, infatti, sono undici gli appartamenti posti sotto sequestro dalle forze dell’ordine. Abita sarebbe stato a conoscenza delle attività illecite che si svolgevano nelle sue proprietà, anzi sarebbe stato pienamente coinvolto. Gli inquirenti spiegano che l’imprenditore si faceva pogare fino a 800 euro al mese per delle case in centro ridotte in condizioni fatiscenti. Ma dalle indagini si delineano varie sfumature dell’insospettabile imprenditore. Infatti Abita non si sarebbe limitato a farsi pagare l’affitto dalle ragazze, di tanto in tanto chiedeva loro, già che c’era, delle prestazioni sessuali: “se tu sei buona con me io sono buono con te”, diceva alle ragazze. Le ragazze coinvolte erano una ventina e se qualcuna non assecondava le sue richieste, spiegano gli investigatori, Abita non esitava a buttarle per strada. Alcune si sarebbero opposte, ad esempio, alla richiesta di fare sesso con altre signore di alto borgo in lussuosi festini hard. Le ragazze però erano solite assecondare l’imprenditore perché sapevano che non sarebbe stato facile trovare qualcun altro concorde ad affittare appartamenti per quelle attività illecite. Abita, da navigato uomo d’affari, dava anche consigli alle ragazze per incrementare gli introiti. Diceva di esporre all’esterno la loro biancheria intima per attirare i clienti.
Ma la parte più intricata dell’inchiesta è la connessione di quel mondo di sfruttamento della prostituzione con il mondo degli abiti firmati, delle villette al mare, dei notabili trapanesi. Abita in questo senso era l’anello di congiunzione. Perché le prostitute sarebbero state costrette a partecipare a festini hard in villette di lusso, ad avere rapporti con altre donne. E spesso alle prestazioni sessuali non veniva corrisposta alcuna somma di denaro. Durante i festini, spiegano gli inquirenti, circolava anche parecchia droga, cocaina, la droga dei ricchi di cui Abita, a quanto pare, non ne sapeva niente.
Le amicizie dell’imprenditore trapanese erano molto influenti. Ai festini, infatti, avrebbero partecipato un notaio, un direttore di banca e alcuni imprenditori. E Abita non era certo un imprenditoricchio da quattro soldi. Il 12 novembre, infatti, doveva partecipare ad un convegno in programma al Polo Universitario sul futuro del Credito cooperativo in Sicilia. L’imprenditore avrebbe dovuto tenere un discorso sul suo rapporto con gli istituti finanziari. Ben altri rapporti, però, dovrà raccontare agli inquirenti.