I deficit di apprendimento e memoria sono correlati con lāalterazione dei ritmi del sonno e della veglia. Lo dimostra uno studio condotto sul modello animale di una forma genetica di ritardo mentale e pubblicato su Nature Neuroscience da Maria Passafaro, ricercatrice dellāIstituto Telethon Dulbecco che lavora a Milano presso lāIstituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche. āLe nostre capacitaā cognitive sono influenzate dai ritmi circadiani, ovvero dalla scansione delle lancette di una sorta di orologio molecolare interno allāorganismoā, spiega Passafaro. āA regolare il ritmo delle lancette sono dei particolari geni la cui attivitaā oscilla nellāarco delle 24 ore, definendo cosiā lāalternanza di sonno e veglia nel corso della giornata.Ā In questo studio abbiamo dimostrato per la prima volta che esiste una correlazione tra una forma genetica di ritardo mentale legato al cromosoma X e il rallentamento del ritmo delle oscillazioni dei āgeni orologioā.
Si stima che il ritardo mentale colpisca il 3% della popolazione, in genere a partire dallāinfanzia o dallāadolescenza con problemi nelle funzioni cognitive, nel linguaggio e nei rapporti sociali. Alla base possono esserci difetti nella formazione e nel funzionamento delle sinapsi, i punti di contatto e comunicazione tra le cellule nervose. Esistono anche forme genetiche di ritardo mentale, dovute a difetti in geni presenti sul cromosoma X: uno di questi eā OPHN-1, coinvolto proprio nella formazione delle sinapsi. āStudiare e diagnosticare questo tipo di patologia eā piuttosto difficile, vista la complessitaā e lāeterogeneitaā con cui si manifesta da un individuo allāaltro: per questo eā cosiā importante studiarne i meccanismi baseā, afferma ancora Passafaro. Per farlo i ricercatori Telethon, in collaborazione con Carlo Sala dellāIstituto di Neuroscienze del Cnr e Pierre Billuart dellāIstituto nazionale per la salute e la ricerca medica di Parigi, hanno sfruttato un modello murino della malattia in cui il gene OPHN1 eā reso inattivo. Analizzandone il comportamento, si sono resi conto che questi animali avevano dei disturbi nellāalternanza del sonno e della veglia: hanno, quindi, provato a capire se ci fosse unāinterazione fra OPHN1 e i geni che regolano i ritmi circadiani. āPer la prima volta ā prosegue Passafaro ā dimostriamo che una proteina deputata alla formazione delle sinapsi regola geni āorologioā. I prossimi passi? Scoprire innanzitutto altri geni, come quelli āorologioā, coinvolti nelle forme di ritardo mentale legate al cromosoma X, ma non solo. Parallelamente i ricercatori proveranno a individuare meccanismi ā e quindi farmaci ā in grado di migliorare i sintomi nel modello di laboratorio, nella speranza di trasferire in futuro questi risultati ai pazienti.
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