Dell'incarico il collaboratore ha detto di non aver parlato con nessuno, ''neppure con Salvatore Alcamo'', capo della ''famiglia'' di Paceco, alla quale il collaboratore apparteneva. Di quel sopralluogo a Rtc, ha raccontato il pentito, ''nessuno mi ha piu' chiesto nulla'' e ''nemmeno io ho fatto alcuna domanda''.
17,25 - Secondo Milazzo non sarebbero state le famiglie mafiose della provincia di Trapani a condannare a morte Mauro Rostagno. L’esecuzione – secondo il collaboratore di giustizia – sarebbe stata decisa da esponenti di Cosa nostra non trapanesi. "Rostagno - ha spiegato Milazzo - fece un nominativo di Cosa nostra che non doveva fare".. L'omicidio del giornalista di per sè non interessava alle famiglie di Trapani, Erice e Paceco. L'ordine arrivato dall'esterno del contesto mafioso trapanese, ma maturato sempre negli ambienti di Cosa nostra, sempre secondo quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia, don Ciccio ossia Francesco Messina Denaro, lo avrebbe girato all'ex capomafia di Trapani, Vincenzo Virga, uno dei due imputati - l'altro è il killer Vito Mazzara - al processo Rostagno. Francesco Milazzo ha anche aggiunto "che il giorno dopo il delitto appresi da Vincenzo Mastrantonio, allora uomo di fiducia di Virga, ciò che era accaduto ai picciotti di Valderice". Il riferimento sarebbe all'esplosione del fucile utilizzato da uno dei tre killer nell'agguato di contrada Lenzi. E secondo Milazzo, il boss di Mazara, Mariano Agate, guardava il notiziario di Rtc anche dalle carceri. "Lui - ha dichiarato Milazzo - non commentava mai ciò che diceva Rostagno, le sue espressioni, però, mi facevano intuire che il giornalista era ormai arrivato". Arrivato dove? chiede il Pm. E MIlazzo: "Alla morte".
14,00 - La mafia trapanese aveva progettato negli anni '90 l'uccisione del capo della squadra mobile, Giuseppe Linares. Lo ha rivelato il collaboratore di giustizia Francesco Milazzo, che ha deposto oggi in aula al processo per l'uccisione del giornalista-sociologo Mauro Rostagno. Milazzo ha parlato di alcuni omicidi e delle attivita' della cosca guidata da Vincenzo Virga, indicato come il mandante del delitto Rostagno. Descrivendo gli scenari criminali di quegli anni, Milazzo ha poi detto che la mafia progettava di compiere un delitto ''eccellente'' eliminando Linares, uno degli investigatori piu' impegnati nelle indagini su Cosa nostra. Ma il piano non venne portato a termine. Virga, ha riferito Milazzo, gli disse: ''I tempi non sono ancora maturi''.
9,00 - Dopo un turno di stop, causa sciopero degli avvocati penalisti, riparte oggi il processo a Trapani sull’omicidio di Mauro Rostagno. Il dato importante è che da oggi iniziano le deposizioni dei pentiti. Uno alla volta sono otto i collaboratori di giustizia a deporre davanti ai giudici. Il primo sarà Francesco Milazzo, ex sicario della famiglia mafiosa di Paceco. Poi via via tutti gli altri risponderanno alle domande dei Pm.
Il processo per l’assassinio del giornalista avvenuto a Lenzi il 26 settembre 1988, vede imputati il boss Vincenzo Virga, come mandante, e il killer Vito Mazzara, come esecutore. Quella di oggi è la ventesima udienza di un processo che è molto sentito in provincia per la storia di Rostagno, che dalla Rtc denunciava fatti di mafia, massoneria, droga…
Si arriva alle deposizioni dei pentiti dopo quelle di uomini delle forze dell’ordine ed esperti di balistica. Nelle ultime udienze infatti sono stati ascoltati l’ispettore Emanuele Garofalo e il professore Livio Milone, ascoltati il 19 ottobre, e del conlonnello Giovanni Lombardi che invece ha deposto proprio nell’ultima udienza del 9 novembre.
Secondo le perizie degli esperti Rostagno fu colpito prima da quattro colpi di fucile calibro 12 Antares sparati da dietro, poi da due colpi di revolver calibro 38 sparati in testa dalla parte del finestrino.
Questo fa pensare che la sera del 26 Settembre 1988 all’agguato mortale partecipò non una persona – secondo l’accusa il killer di mafia Vito Mazzara – ma almeno due persone. E si cerca di capire chi fosse il secondo killer.
I periti inoltre hanno confermato che le cartucce usate per uccidere Rostagno sono le stesse di altri delitti di mafia, come quello dell’agente penitenziario Vito Montalto, avvenuto il 23 Dicembre del 1995, per il quale è stato condannato proprio Mazzara.
Alle testimonianze degli esperti si arriva dopo quelle delle forze dell’ordine e dei familiari di Mauro Rostagno. Importante è stata, ad esempio, la deposizione dell'ex capo della squadra mobile di Trapani, Giuseppe Linares che ha tracciato le figure dei due imputati e illustrato la situazione di cosa nostra trapanese negli anni dell’omicidio.