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26/11/2011 05:12:24

Revocata la concessione di un terreno confiscato al boss. Sgarbi attacca Mogavero su "mafia e verità"

Un rituale inconsueto per i cittadini della cittadina  normanna. Sia per la cornice entro cui si svolgeva (il suggestivo Chiostro di Sant’Agostino) sia per la presenza dei numerosi ben noti personaggi invitati. Un parterre di tutto rispetto, tra cui si distinguevano i sindaci di Palermo, Marsala e di altri paesini della Valle del Belice e autorità civili e militari e religiose Ma l’immagine che più di ogni altre destò sensazione fu quella del Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo monsignor Domenico Mogavero. Presente anche alla celebrazione di un matrimonio civile, primo atto compiuto da Sgarbi nella sua nuova veste di pubblico ufficiale e rimasto celebre per il discorso rivolto agli sposini, tutto infarcito da contenuti ed espressioni lessicali tipiche del suo risaputo repertorio. Una gaffe imbarazzante ben digerita peraltro all’autorevole prelato, ma non sufficientemente rimarcato dai cronisti . Ma che potrebbe essere utile per capire la polemica attuale. Che ha avuto inizio nei giorni scorsi, allorquando “l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con un decreto del Commissario Giuseppe Caruso, ha revocato il provvedimento di destinazione n: 32579 del 18 gennaio 2007 emesso dall’Agenzia del Demanio con il quale era stato disposto il trasferimento al patrimonio indisponibile del Comune di Salemi di alcuni lotti di terreno e annessi fabbricati confiscati al boss Salvatore Miceli”.I beni si trovano in contrada Masseria Vecchia, territorio di Salemi e sono costituiti da un ampio baglio, da vasche di raccolta dell’acqua, vigneti. Una parte dei 70 ettari però sono rimasti stranamente incolti. Il boss Salvatore Miceli è noto alle cronache per essere stato, dopo lunghissimi anni di latitanza, arrestato dai carabinieri mentre risiedeva in un albergo extralusso di Caracas, in Venezuela. Si dice che si occupasse di narcotraffico internazionale. Il suo compito pare che fosse di garantire l’arrivo della cocaina, dalla Colombia, in Sicilia, oltre che in Calabria e Campania. Insomma il fornitore di una holding della droga i cui maggiori azionisti erano Cosa Nostra, ‘Ndragheta e Casalesi, con la regia di Matteo Messina Denaro. Ebbene, dopo un lungo percorso iniziato con la confisca, risalente al 1987, ecco arrivare a sorpresa il provvedimento di revoca della concessione al Comune di Salemi. Per il sindaco Sgarbi la responsabilità sarebbe“della crisi economica” che impedisce che “ un bene confiscato alla mafia non trovi nessuno disponibile ad accettarlo nonostante i ripetuti tentativi del Comune. Per questo plaudiamo all’iniziativa dell’agenzia di assumersi direttamente l’impegno di assegnare i terreni confiscati a chi sia in grado di occuparsene”. E tuttavia “Non va ripetuta l’esperienza di affidamenti di comodo ad associazioni religiose che accumulano senza alcun esito attivo e produttivo”.Dichiarazioni che hanno spinto il vescovo Domenico Mogavero a dire che Sgarbi getta “discredito nei confronti di associazioni ecclesiastiche». Cosa che non è piaciuta al sindaco di Salemi che in una lettera ha scritto che “la legalità è prima di tutto verità. E la Sicilia, nell’azione attuale dell’antimafia, diffonde menzogne e incrimina persone la cui condotta, pur discutibile, è del tutto estranea all’azione della mafia. E’ vero che aveva manifestato il proprio interesse anche l’associazione guidata da Padre Francesco Fiorino ma anche in quel caso essa era subordinata a un intervento economico da parte del Comune, come già aveva chiesto in passato.  Per questa ragione ho parlato di «affidamenti di comodo». Di più, nei luoghi affidati a Padre Fiorino l’attività produttiva e la riabilitazione dei siti non ha portato ad alcun esito, né ad alcun sensibile risultato, essendo ogni azione sostanzialmente subordinata ai contributi dello Stato. Questo spiega la mia determinata volontà di muovermi in altre direzioni, senza in alcun modo subire «il volere del burattinaio di Salemi» (creato da una delle tante, arbitrarie e fantasiose ricostruzioni dell’antimafia). Se anche al vescovo di Mazara del Vallo piace giocare a guardia e ladri, lo lascerò nella sua convinzione e lo affiancherò a quelle autorità, dal prefetto al questore, ai magistrati, al maresciallo dei Carabinieri che hanno fatto, a solo vantaggio dei professionisti dell’antimafia”.

Come si vede,  siamo lontani anni luce dall’atmosfera idilliaca di quel pomeriggio di mezza estate. Un rapporto anche umano del tutto deteriorato a causa di una vicenda tormentata e che segna incontestabilmente la paralisi amministrativa di una giunta dimostratasi brava anche in questo caso solo negli annunci.  Lo testimonia un comunicato emesso dal Comune di Salemi il 17 novembre dello scorso. In esso si affermava che  il sindaco Sgarbi aveva deciso di“revocare l'assegnazione dei beni confiscati al boss mafioso Salvatore Miceliall'Aias e alla «Fraternita della Misericordia» di Alcamo e Castellammare. L'Aias si era impegnata a realizzare un «Centro di riabilitazione fisica» mentre la «Fraternita della Misericordia» avrebbe dovuto realizzare un'azienda agricola. Entrambe, però, non hanno mai fatto alcun uso dei beni che l'agenzia del Demanio aveva trasferito al Comune nel gennaio del 2007, senza peraltro spiegarne i motivi. Inizialmente i terreni il 16 novembre del 2007 erano stati assegnati dal Comune alla «Fondazione San Vito Onlus». “ Infine si precisava che “Il 14 ottobre del 2008 dalla «Fondazione San Vito» sono passati a «Slow Food», ma in entrambi i casi - e per ragioni non imputabili all'amministrazione - non si è mai proceduto alla consegna dei beni. Dopo la revoca il sindaco ha già annunciato che il Comune si farà promotore della costituzione di una cooperativa agricola cui affidare la gestione dei terreni.” Se oggi l’Agenzia ha definitivamente revocato (caso unico, crediamo) la concessione al Comune evidentemente qualcosa non ha funzionato per il verso giusto. Burattinai o meno. Giusto per dire la verità, come esorta Vittorio Sgarbi, e considerato che nemmeno noi amiamo i sepolcri imbiancati.

Franco Lo Re