Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/12/2011 05:23:51

Amabilina, un quartiere abbandonato. Ma non dai ratti...

Hanno ormai fissa dimora ad Amabilina. Gli spazi verdi sono pieni di tane, otturate dagli stessi abitanti. Ma ce ne sono davvero tante. La cosa più preoccupante è che i ratti entrano dentro le case. Primo, secondo, ultimo piano. Non risparmiano nessun appartamento. Non soffrono di vertigini e salgono direttamente dalle pareti. Ci raccontano dei danni che hanno provocato quei topi che somigliano a gatti per le dimensioni. “La gente si sveglia la mattina e trova tutto rosicchiato. Ma al di là dei danni agli oggetti, igienicamente è pericolosissimo. I topi di questa taglia portano brutte infezioni”. L’ultima derattizzazione? “Almeno 4 anni fa”. E i topi crescono, squittiscono e mettono su famiglia. Ma qui di famiglie disagiate ce ne sono quasi 200. E per le condizioni basta dare un’occhiata alle 20 palazzine. I prospetti sono pieni di crepe, rattoppati alla buona quando finisce bene. In alcuni punti il ferro delle strutture mostra tutta la sua ruggine. I balconi, in alcune zone è meglio non passarci sotto. Ci dicono che da quando sono state costruite le palazzine popolari, oltre 20 anni fa, non è mai stata fatta una manutenzione completa, che a nulla sono servite le denunce pubbliche, le sollecitazioni dirette. L’interno dei palazzi è ancora più disastrato. Crepe, infissi rotti, l’acqua che di tanto in tanto manca. Poi ci sono i locali abbandonati. “Tempo fa abbiamo chiesto all’Istituto autonomo case popolari di prenderne possesso per fare dei centri ricreativi, un qualcosa per gli abitanti, ma non ci hanno rilasciato il permesso anche perché sono tutti sequestrati”. Solo uno è stato dato ad una associazione di Trapani che però non ha ancora fatto niente. Il rione è abbandonato a se stesso. Da qualche giorno non c’è luce ai lampioni. Copertoni, materassi, vecchi giocattoli, pezzi di mobili. Le aiuole sono piene di rifiuti di tutti i tipi. Già, il verde. È tutto un programma. Il giardinaggio, che è di competenza del comune, viene pagato dagli abitanti: 5 euro a famiglia per incaricare una ditta privata. “Ad ottobre dopo sollecitazioni varie dal comune ci hanno promesso la pulizia e la disinfestazione entro Natale. Ancora non si è fatto vedere nessuno…”. E l’Aimeri? “Dovrebbe passare ogni giovedì, ma vengono solo se sollecitiamo”. Le zone disagiate, si sa, sono un potenziale bacino elettorale. Raccogliere voti con la promessa di un miglioramento della qualità della vita del rione è prassi. “Qui i politici vengono solo quando ci sono le elezioni”.
E il lascito della politica ad Amabilina sono gli orti sociali. Proprio quelli, tanto cari a Giulia Adamo. E oggi residence per i ratti. Era esattamente il 21 ottobre 2005 quando si inaugurarono gli orti sociali ad Amabilina (Giulia Adamo allora era presidente della Provincia) realizzati nell’ambito del progetto “E-governmet ethics”, presentato all’interno dell’iniziativa “Equal”, per le “Nuove pratiche di lotta alla discriminazione e alle disuguaglianze nell’ambito dell’occupazione”. Il progetto era abbastanza costoso e rientrava nei finanziamenti del Fondo Sociale Europeo. Lo scopo era quello di promuovere nuovi strumenti di lotta alle varie forme di discriminazione. Adamo parlava di "creazione delle necessarie infrastrutture sociali, avviamento di percorsi formativi per la valorizzazione delle risorse umane, utilizzazione del finanziamento europeo per dare vita a dei laboratori operativi in funzione dei bisogni sociali primari su cui intervenire con progetti mirati". Tutto ciò "Attraverso la riqualificazione paesaggistica ed ambientale dell'area, rendendo più vivibile il quartiere dal punto di vista, oltre che ambientale, anche economico, sociale e relazionale". La beffa per i più fu che destinatari dell'iniziativa erano, in particolare, gli anziani ed i pensionati del quartiere, i quali sarebbero dovuti diventare concessionari delle particelle ortive che avrebbero dovuto curare nel rispetto delle norme previste dall’apposito regolamento redatto dall’Amministrazione Provinciale "al fine di creare le condizioni per l’impiego del tempo libero degli stessi anziani ed educare al rispetto dei basilari concetti di educazione civica, offrendo momenti di aggregazione atti ad abbattere le condizioni di disagio socio - relazionale".
Gli orti, come era preventivabile, seccarono: non si sapeva chi doveva annaffiarli. Oggi sono totalmente incolti, sporchi, e alloggi per i topi. Sono loro gli unici che sono riusciti ad “aggregarsi” lì dentro.