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13/12/2011 21:24:58

Il consiglio provinciale contro l'abolizione delle province

ed ha stigmatizzato senza mezzi termini i provvedimenti legislativi in itinere (uno nazionale, l’altro regionale) che a breve termine dovrebbero concludersi con il de profundis per questi Enti locali intermedi che sono però importantissimi perché da ben 152 anni (decreto-Rattazzi del 23 ottobre 1859) sono garanti del decentramento democratico e della organizzazione del territorio italiano sancita dalla Costituzione. Peraltro, nella storia dell’Italia unita i Consigli Provinciali sono stati sciolti d’imperio – come aveva sottolineato in una precedente seduta il Consigliere Piero Russo, affermazione ripresa ieri sera dal Presidente Poma - soltanto durante la dittatura fascista. Ma l’aspetto forse più inquietante di tutta la situazione è che la tanto decantata riduzione della spesa pubblica non si raggiungerà certo abolendo le Province.

Infatti – come certificato da un apposito studio realizzato dalla prestigiosa Università Bocconi di Milano – il passaggio di funzioni dalle Province alle Regioni ed ai Comuni servirà a conseguire un solo obiettivo: quello di creare sprechi e inefficienze. In Sicilia, in particolare, la Regione dovrebbe individuare ulteriori e non indifferenti risorse (oltre 190 milioni di euro annui) per coprire le spese necessarie per garantire i servizi pubblici in capo ai liberi Consorzi e finora assicurati con i trasferimenti statali alle nove Province Regionali.

Se guardiamo invece alla spesa delle Province – scrive il Prof. Roberto Zucchetti, docente della Bocconi – dai dati del SIOPE, dell’ISTAT e dai rendiconti di bilancio del Ministero dell’Interno appare evidente che queste Istituzioni hanno addirittura contribuito ad una notevole riduzione della spesa pubblica complessiva. Analizzando poi le spese di tutte le istituzioni locali l’Università Bocconi sottolinea che, nel totale della spesa corrente, quella delle Province rappresenta il 4,5%, contro il 72,7% delle Regioni e il 22,8% dei Comuni. Ciò significa che il 95,5% della spesa complessiva rimarrebbe a carico dei cittadini italiani. Quindi, con questa riforma si inciderebbe solo in minima parte sugli effettivi costi della politica.

Per questo motivo, il Presidente del Consiglio Provinciale, Peppe Poma, il quale, rispondendo ad una specifica domanda rivoltagli dal Consigliere Matteo Angileri, ha anche ribadito che proseguirà coerentemente il suo impegno per il mantenimento delle Province non solo fuori ma anche all’interno dell’UDC (cioè del suo partito), ha concluso il suo articolato e particolareggiato intervento invitando l’aula a sostenere la posizione assunta dalla Consulta dei Presidenti dei Consigli Provinciali di Sicilia che invita il Governo regionale a sopprimere non le Province ma tutta quella pletora di Enti (ATO, Consorzi, Agenzie Autorità etc.) nati non per volere degli elettori ma della Regione e privi di qualsivoglia matrice di natura democratica, che sfuggono ad ogni controllo.


Invece di ridimensionare drasticamente le assemblee elettive, che costituiscono un importante spazio di democrazia scelto dai cittadini-elettori, si chiudano le partecipate inutili e non strategiche; si dia immediata attuazione alle norme, mai applicate, previste dalla Legge Reg.le 9/86, articoli 13 e seguenti, trasferendo alle Province Regionali, secondo il criterio della sussidiarietà, anche le funzioni dei già citati enti da sopprimere realmente che sottraggono al controllo ed al giudizio degli elettori scelte e decisioni di grande rilievo e che, invece, se organicamente condotti nell’alveo delle Province, consentirebbero una sicura contrazione di spese con il corrispondente certo raggiungimento anche di obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità.

Il Consiglio Provinciale di Trapani inoltre, come proposto dall’UPI, sosterrà la richiesta di impugnazione davanti alla Corte Costituzionale delle norme lesive dell’autonomia politica ed istituzionale delle Province, mentre gli atti della riunione consiliare di ieri sera verranno integralmente trasmessi al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato ed al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti della Regione e dell’Assemblea Regionale Siciliana, alla Deputazione nazionale e regionale della provincia di Trapani e a tutti gli Organi Istituzionali delle Province Regionali della Sicilia.

Tutti i gruppi politici, come in premessa accennato, hanno pienamente condiviso l’impostazione ed i contenuti dell’intervento del Presidente del Consiglio Provinciale.
In particolare, per il Consigliere Marco Campagna (PD) invece di combattere i reali sprechi della politica e gli Enti veramente inutili ed anzi dannosi (ATO, Società partecipate e così via) è diventato di moda attaccare le Province che, al contrario - ha affermato a sua volta il Consigliere Piero Russo – andrebbero mantenute perché togliere gli Enti di coordinamento significa andare contro la democrazia di base. Ed infatti, secondo il Capogruppo del PDL, in Italia si sta attraversando un momento di dittatura democratica, un momento in cui è stato messo il bavaglio alla politica e tutti rimangono silenti. Per il Consigliere Salvatore Daidone, Capogruppo del PD, se si vogliono risolvere i veri nodi della crisi finanziaria i primi a dover pagare devono essere i tantissimi evasori fiscali, mentre l’80% della manovra portata avanti dal Governo nazionale ricade sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Sarebbe stato meglio andare ad elezioni anticipate – ha aggiunto Daidone – altro che sopprimere le Province. L’esponente del PD ha inoltre chiesto al Presidente del Consiglio di poter valutare, con l’ausilio dei funzionari della Provincia, la possibilità di portare avanti un referendum per abolire la Regione Siciliana considerata vero e proprio pozzo senza fondo di sprechi.
Per Giuseppe Ortisi (SEL) gli studi e le statistiche dell’Università Bocconi dimostrano inequivocabilmente che il trasferimento delle funzioni finora assegnate alle Province ai Comuni od altri Enti, farà aumentare la spesa pubblica e non il contrario. L’abolizione delle Province, pertanto, è un’operazione demagogica e populistica ma il suo profilarsi sempre più prossimo – ha aggiunto il Capogruppo misto - deve indurre l’Amministrazione del nostro Ente ad attenzionare senza ulteriori indugi la situazione degli oltre 200 dipendenti precari (ex LSU, PUC ed ASU) che potrebbero decidere forme di mobilitazione e di protesta con possibili ripercussioni anche sullo svolgimento dei lavori consiliari.