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05/01/2012 09:46:03

Il mandante del delitto Rostagno si dice povero. Lo Stato paga gli avvocati al superboss

di SALVO PALAZZOLO - La Repubblica

Il mandante del delitto Rostagno si dice povero così lo Stato paga gli avvocati al superboss Il boss Vincenzo Virga, al momento dell'arresto, nel 2001

Ha sempre un’aria serafica durante le udienze del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno. Il capomafia di Trapani Vincenzo Virga si concede ogni tanto pure qualche sorrisetto, che arriva in primo piano sui monitor della corte d’assise: lui, il padrino ritenuto il mandante del delitto Rostagno, se ne sta seduto in una saletta del carcere di Parma, e non sembra curarsi più di tanto delle accuse che gli piovono addosso. Un avvocato è sempre accanto a lui. Un altro è nell’aula di Trapani. Il capomafia Vincenzo Virga non ha problemi di spese legali, paga tutto lo Stato. Sì, perché il boss è diventato povero, così ha dichiarato. E ai giudici della corte d’Assise di Trapani non è rimasto che concedergli il gratuito patrocinio previsto dalla legge per i non abbienti.

Eccola, l’ultima beffa dell’antimafia. La legge consente ancora che i padrini del gotha di Cosa nostra possano dichiararsi poveri in canna. I controlli scattano solo successivamente, e non sempre sono incisivi, perché ufficialmente ai boss è stato confiscato molto. Ma, di certo, non è tutto.

Nel 2008, il pacchetto sicurezza del governo aveva provato a mettere un argine al fiume di soldi pubblici utilizzati per le difese dei capimafia. Ma qualche tempo dopo, la Corte Costituzionale bacchettò le nuove norme, ritenendole troppo generiche e confuse. Così, in pratica, la legge annunciata dal governo Berlusconi come una rivoluzione nella lotta alla mafia è rimasta lettera morta.

Dice l’avvocato Fabio Lanfranca, che nel processo Rostagno rappresenta la sorella del giornalista ucciso nel 1988, Carla: "Siamo davvero al paradosso: mentre lo Stato sostiene le spese legali di uno dei mafiosi più potenti di Trapani, le parti civili sono costrette a sobbarcarsi sacrifici enormi per presenziare alle udienze".

Anche il sostituto procuratore Gaetano Paci, che nel processo Rostagno rappresenta la pubblica accusa assieme al collega Francesco Del Bene, ha parecchie riserve sul sistema del gratuito patrocinio concesso ai capimafia. "Non voglio entrare nel merito — tiene a ribadire — del caso Virga, perché c’è un processo in corso ma c’è un problema più generale che va affrontato". Il magistrato spiega: "La legge dovrebbe modificare il sistema dei controlli. I giudici non dovrebbero verificare soltanto la situazione del singolo, ma di tutto il suo gruppo mafioso di riferimento. Perché spesso, i prestanome del clan sono ancora in libertà, e su questi le indagini patrimoniali proseguono. I giudici dovrebbero accertare dunque i collegamenti che il capomafia imputato continua a mantenere con il suo territorio: come ci dicono le inchieste, la cassa comune dei clan si occupa proprio del mantenimento dei detenuti e del pagamento delle loro spese legali".

Nel caso di Vincenzo Virga, i boss hanno ottenuto dunque uno sconto inaspettato. E non è cosa di poco conto, perché un processo per omicidio in corte d’Assise costa davvero tanto. Virga lo sa, e non perde un’udienza. Anche se il 75enne boss è già condannato in via definitiva a scontare un ergastolo. Ma il processo che si sta celebrando a Trapani per l’omicidio Rostagno non è importante solo per Virga e per gli altri mafiosi della sua cosca, molti dei quali già in carcere. Forse, è ancora più importante per chi è rimasto in libertà: i mandanti senza nome, quelli che avrebbero chiesto a Virga di uccidere un giornalista scomodo. Di quei mandanti occulti si parla spesso nel processo in corso alla corte d’Assise di Trapani: un filo rosso lega le loro ombre (finanziarie e politiche) ai nuovi capi della mafia trapanese, Matteo Messina Denaro in testa. Ecco perché il processo Rostagno è carico di significati, e quel patrocinio gratuito concesso al boss dei misteri rappresenta davvero una beffa.

Virga è ormai in carcere dal 2001. Il giorno che finì in manette, l’allora capo della squadra mobile Beppe Linares disse: "Abbiamo preso la mente imprenditoriale di Bernardo Provenzano. La latitanza di Virga è stata possibile grazie al sostegno di poteri forti, sia a livello sociale che politico. Virga è stato abilissimo nel turbare le aste per gli appalti pubblici nel trapanese ed ha saputo tenere i contatti tra imprenditori, politici e altri poteri impegnati nel riciclaggio del denaro sporco". Adesso, invece, il boss è diventato povero. Così dice.
 

(05 gennaio 2012)