Assoluzione, invece, per Rosalia Varvaro, 81 anni, madre del primo. Il processo scaturisce da un complessa ed articolata indagine condotta da carabinieri e polizia che ha consentito di alzare il velo su un consistente giro di usura. Le indagini furono avviate otto anni fa a seguito della denuncia
di una vittima. Galofaro è accusato di avere prestato somme di denaro ad imprenditori, commercianti ed artigiani in stato di difficoltà, con interessi di gran lunga superiori a quelli normalmente praticati. «L’imputato - ha rilevato il pubblico ministero nel corso della requisitoria - si comportava come una banca ma non era una banca». Tutte le vittime, ha sottolineato il magistrato, venivano sottoposte a forti pressioni da parte dell’imputato. Imprenditori, commercianti ed artigiani erano ossessionati dalle scadenze e temevano ritorsioni. Galofaro minacciava, infatti, di mettere all’incasso i titoli in suo possesso. «Le regole - ha dichiarato una delle vittime - le dettava lui. Ci teneva spesso in attesa. Più avevamo bisogno, più ci faceva attendere». Per il pubblico ministero, i testimoni, sentiti nell’ambito del processo, sono credibili. I numerosi assegni e cambiali sequestrati nel corso delle indagini costituiscono un serio riscontro. Alcune vittime e
l’Assoziazione antiracket di Alcamo, rappresentati dagli avvocati Giuseppe Gandolfo e Tiziana Pugliese, si sono costituiti parte civile. Il pubblico ministero ha chiesto anche la confisca dei beni nella disponibilità dell’imputato e il sequestro conservativo. Il processo proseguirà domani con l’intervento dell’avvocato Baldassare Lauria, difensore di Alberto Galofaro. Nella stessa giornata il Tribunale, presieduto dal giudice Alessandra Camassa. potrebbe ritirarsi in Camera di Consiglio.