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12/01/2012 05:36:17

Omicidio Azzaro, chiesti 18 anni per La Grutta (che dal carcere controlla le sue pecore...)

I tre iniziano a discutere animatamente, in poco tempo la situazione precipita. Il più giovane dei La Grutta estrae una pistola, l'appoggia all'addome di Azzaro e preme il grilletto. Per Azzaro non c'è nulla da fare, muore a causa della forte emorragia causata dal colpo a bruciapelo alle 00:45. I carabinieri seguirono tante piste, considerando anche che sia Azzaro che i due aggressori avevano precedenti penali. Ma quella che sembrò più plausibile fu la pista passionale. Li arrestano nella stessa nottata. Dagli esami con il guanto di paraffina emerge che a sparare è stato il più giovane dei due. Un mese dopo Giuseppe La Grutta senior viene scarcerato. Secondo i legali ha una posizione più defilata rispetto al cugino nella commissione dell'omicidio, perchè non era a conoscenza delle intenzioni dell'altro La Grutta di sparare al suo rivale in amore, Azzaro. Anzi, non sapeva neanche che suo cugino fosse armato. Giuseppe La Grutta senior, tra l'altro, ha dichiarato di essere stato il primo a soccorrere la vittima dopo che il cugino, reo confesso, gli ha sparato. La Procura deve ancora decidere se chiedere o no il rinvio a giudizio.

Per l'omicida, processato con rito abbreviato davanti al gup Annalisa Amato, il pm Giacomo Brandini ha chiesto la condanna a 18 anni di carcere. Nessuna attenuante per lui, e su questa decisione ha influito anche il comportamento di La Grutta durante la sua permanenza in carcere. Sembra infatti che il ragazzo, nonostante la detenzione, riesca a gestire i suoi affari nell'ambito della pastorizia e, per esempio, impedisca agli altri pastori di portare i greggi di pecore nei terreni che utilizzava lui.

La Grutta, difeso dagli avvocati Diego Tranchida e Paolo Paladino, dichiarò che la sera del 3 marzo era stato Aldo Azzaro a dirgli, al telefono, di recarsi presso l’abitazione dove la ragazza contesa vive con i genitori per «discutere» la questione. «E Azzaro mi disse di portarmi anche una pistola…». Alla richiesta del pubblico ministero si sono associati gli avvocati di parte civile, Felicita Tranchida, Stefano Venuti Pellegrino, Rosa Alba Mezzapelle e Vito Cimiotta, che hanno chiesto un risarcimento danni di un milione di euro. L'udienza per la discussione dei difensori si svolgerà il prossimo 31 gennaio.