Dopo una settimana di tregua, i rappresentanti del Movimento dei Forconi riuniti in assemblea alle Ciminiere di Catania hanno deciso di riprendere la protesta. Nel mirino degli agricoltori non c’è solo la benzina. Verranno allestiti gazebo fuori dai municipi e dalle principali sedi della Serit, L’Equitalia siciliana. Mariano Ferro, leader dei Forconi, ha promesso che le azioni di protesta non “penalizzeranno più i Siciliani e l'economia isolana”. Mentre i pescatori, che hanno partecipato all’assemblea, minacciano di bloccare i principali porti della Sicilia.
“Il presidente Lombardo - ha detto Ferro - purtroppo è scivolato su una buccia di banana, perché ha dichiarato che ci stiamo divertendo davanti alle telecamere. Ma noi non abbiamo bisogno di divertirci, rappresentiamo una parte dei siciliani, quella parte che lavora e non guadagna. Ci siamo stancati di essere presi in giro e di essere catapultati da un tavolo all'altro. Vogliamo chiarezza”. Ma, ha puntualizzato “non torneremo a fare i blocchi stradali e a dare fastidio ai cittadini. Chiediamo l'applicazione del nostro Statuto che prevede già la defiscalizzazione della benzina”.
Ferro è tornato sulle dichiarazioni del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, in merito alle infiltrazioni mafiose nelle proteste. “A Lo Bello non rispondo - ha detto - dico solo che bastava essere più chiaro e dire state attenti, in ogni caso non conosciamo quella persona che e' stata arrestata”.
Nei giorni scorsi in alcune piazze della Sicilia sono stati allestiti i primi gazebo per informare i cittadini sulle future manifestazioni del Movimento e raccogliere firme a sostegno della completa attuazione dello Statuto regionale. “La nostra disperazione è autentica - ha detto Ferro - noi non ci siamo addormentati o venduti. Per questo rimettiamo in moto la macchina della protesta per avvisare chi non ci vuole ascoltare”.
Ferro non ha escluso che il movimento possa costituire un partito. Al movimento forza d'urto si sono aggiunti anche i pescatori siciliani che hanno annunciato la loro partecipazione il prossimo sette febbraio davanti a Montecitorio con il resto dei pescatori di tutta Italia. "Bloccheremo i porti siciliani - ha annunciato il portavoce Fabio Micalizzi - faremo dei presidi a Catania, Palermo, Siracusa, Messina e Termini Imerese. Saremo al fianco dei forconi e del movimento forza d'urto”.
Intanto la Confederazione italiana agricoltori della Sicilia (Cia) ha fatto i conti, dopo lo sciopero degli autotrasportatori. Il blocco, attuato prima in Sicilia e poi nel resto d'Italia, è costato all'agricoltura e alla zootecnia siciliana 70 mln. La comunicazione della Cia, con la richiesta di risarcimento a firma del presidente regionale Carmelo Gurrieri, è arrivata oggi sul tavolo del dirigente dell'assessorato alle politiche agroalimentari, Rosaria Barresi.
La nota individua nell'ortofrutta il comparto che più ha sofferto del blocco con danni per 40 mln per gli ortaggi, 15 mln per le arance, 5 mln per i limoni, 3 mln per i carciofi. Il danno economico ha numerose matrici: la marcescenza del prodotto, ma anche la distruzione per la perdita della qualità commerciale. Poi, alla ripresa dei trasporti, si è registrata la riduzione dei prezzi all'origine (-30-40 per cento) per eccesso di offerta. "Ai danni immediatamente quantificabili - dice Gurrieri - si aggiunge la perdita dei contratti di fornitura con la distribuzione organizzata che ha continuato a rifornirsi all'estero, soprattutto in Spagna".
Per quanto riguarda il comparto lattiero-caseario, la stima dei danni ammonterebbe a circa 5 mln, per il mancato conferimento alle industrie di trasformazione di oltre 600 mila litri di latte e per la mancata distribuzione dei prodotti caseari freschi (ricotta, provole, formaggi freschi).