Nel corso del colloquio, durato poco più di un’ora, Sgarbi ha esposto la situazione di Salemi e illustrato «l’azione di rinnovamento e di pieno contrasto ad ogni abuso, anche nella tutela del centro storico e nello sforzo di impedire abbattimenti e distruzioni».
«Ho detto al ministro – spiega Sgarbi – di ritenere la richiesta di scioglimento ingiusta e discriminatoria. Ho difeso la dignità, l’onore di Salemi e dei consiglieri regolarmente eletti nelle liste promosse dall’ex deputato Pino Giammarinaro che aveva dunque legittimo titolo a discutere progetti e proposte politiche».
Vittorio Sgarbi ha manifestato al ministro «la decisione di inoltrare un esposto, oltre che al ministro stesso, alla magistratura e al Prefetto di Trapani, per chiedere perché la valutazione delle presunte “infiltrazioni mafiose” sia stata ritenuta “necessaria” soltanto per il Comune di Salemi, dove l’azione dell’ex deputato Giammarinaro è stata legittimata da libere elezioni con presentazione di liste approvate dalla Prefettura e con un programma esposto in liberi comizi alla presenza delle forze dell’ordine, senza che nessuno mettesse sull’avviso il sindaco della, se non illegittimità, della inopportunità di fare attività politica con l’esplicito sostegno e accordo del suddetto Giammarinaro»
«Né il Prefetto né il Questore e neppure il Comandante dei Carabinieri della locale stazione, che pure ben conosceva e conosce Giammarinaro – ha sottolineato Sgarbi al ministro – hanno mai manifestato perplessità o critiche al suo pubblico ruolo di leader politico che aveva titolo e obbligo di rappresentare la maggioranza, con lui, legittimamente eletta. Su queste ovvie considerazioni il ministro ha convenuto».
«Ho inoltre annunciato al Ministro – rivela Sgarbi – la mia decisione di chiedere “ l’accesso agli atti” in tutti i comuni in cui sia provata l’influenza politica di Pino Giammarinaro e la presenza di rappresentanti della sua corrente politica, tanto più senza la presentazione di liste elettorali, ma solo sul piano della persuasione e delle conoscenze personali (ciò che può essere conseguentemente considerato “infiltrazione” o “regia occulta”. A Salemi la “regia” fu manifesta e il sindaco fu il primo attore).
«Chiedo così che venga verificata l’influenza politica di Pino Giammarinaro a Mazara del Vallo, dove ha appoggiato la lista del candidato sindaco sostenuto dall’ex Pm Massimo Russo, in una singolare coincidenza tra quello che fu il magistrato inquirente e il suo indagato; a Castelvetrano, dove Giammarinaro ha indicato rappresentanti della sua corrente politica in giunta, oltre ad avere consiglieri di suo riferimento; a Marsala, dove vi sono consiglieri e assessori espressione sempre di Giammarinaro; ed ancora ad Alcamo, Calatafimi, Gibellina e Partanna. E alla Provincia regionale di Trapani dove la corrente di Giammarinaro ha espresso consiglieri e assessori che a lui rispondono. Ovvero in quelle città – osserva Sgarbi – in cui sono stati eletti consiglieri o nominati assessori amici, conoscenti, sodali, esponenti politici della stessa area del noto “ex sorvegliato speciale”».
«Solo a Salemi – ricorda Sgarbi – di cui si propone, senza alcuna indicazione di fatti ma solo sulla base di supposizioni, lo scioglimento dell’amministrazione, l’ex deputato Pino Giammarinaro ha agito alla luce del sole, con ciò negando il principio stesso di “regia occulta” o “infiltrazioni mafiose”. Su questo piano Giammarinaro può aver condizionato qualunque amministratore e, anche in passato, non si è mai, da parte delle Forze dell’Ordine, omissivamente, indicato la sua influenza occulta.
L’unica amministrazione che non era in grado di influenzare, per la presenza di un sindaco, senza liste politiche, che lo ha culturalmente e democraticamente contraddetto e contrastato su ogni proposta, è quella di Salemi.
«Il paradosso vuole che – aggiunge Sgarbi – che quando Giammarinaro “influenzava” realmente, le amministrazioni sono state risparmiate.
Quando invece non era in grado di farlo, e i suoi stessi consiglieri non rappresentavano le sue istanze, com’è accaduto a Salemi, si è proposto un immotivato scioglimento.
Gli ispettori e gli inquirenti sembrano avere agito sulla suggestione di un noto mistificatore di professione, abituato a creare illusioni: Oliviero Toscani. Il quale ha chiamato mafia, come egli stesso ammette, la burocrazia»
In compenso, contro la volontà di Giammarinaro – conclude Sgarbi – ho realizzato infinite iniziative per restituire onore al nome di Salemi, tra le quali, paradossalmente, lo stesso “Museo della Mafia”.