A prestare fede all’inchiesta ‘Salus Iniqua’ prima, e al lavoro della commissione prefettizia dopo (culminato in un corposo fascicolo con il quale si chiede al ministro lo scioglimento del comune di Salemi per “infiltrazione mafiosa”) sembrerebbe invece che essa sia stata solita abbandonare di tanto in tanto le umide sale del gesuitico palazzo e preferire quelle più confortevoli di quello Municipale. Sotto quali vesti materializzandosi non è dato sapere. Circolano le voci più disparate. Persino qualche funzionario sarebbe al centro di attenzioni. Se si dovesse procedere allo scioglimento, infine, almeno ad almeno una dozzina degli attuali consiglieri comunali verrebbe interdetta la ricandidatura. Dopo l’incontro avuto con il Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, tutto sembra essere precipitato. Stasera Vittorio Sgarbi formalizzerà in Consiglio Comunale, nel corso di una seduta straordinaria, le dimissioni dalla carica di Sindaco di Salemi. Il Presidente Giusy Asaro con un eccesso di zelo, secondo un consigliere del Pd, ha convocato infatti la seduta per le 19,00 con all’Ordine del Giorno non le dimissioni ma un meno impegnativo «Comunicazioni del Sindaco». Di dimissioni quindi si accenna solo in un comunicato stampa nel quale si precisa che “il sindaco ripercorrerà gli anni alla guida della città e informerà i consiglieri sui contenuti del colloquio avuto a Roma con il Ministro”. Ma già nel pomeriggio di ieri ha voluto ad anticipare il tasto verrà battuto questa sera. Non si dà pace Vittorio Sgarbi e nel perseverare nel suo je accuse continua ad adombrare oscure manovre che vedrebbe gli ispettori prefettizi tesi a “rappresentare un’immagine totalmente distorta e infedele delle realtà politica ed amministrativa di Salemi». Ipotizzando “arbitrariamente e mendacemente un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa del Comune di Salemi”. Il sillogismo di Sgarbi e semplice e, a suo dire, lapalissiano. Non essendo affatto «occulto» che Pino Giammarinaro, nella funzione dichiarata di Commissario comunale della Democrazia Cristiana, sia stato l’animatore e il sostenitore della sua candidatura a sindaco e avendo vinto le elezioni ed essendo il gruppo politico di Giammarinaro maggioranza in Consiglio comunale con l’elezione di 12 consiglieri, risulta “inaccettabile e in perfetta malafede interpretare e presentare come «regia occulta» la normale attività politica e la dialettica trasparente tra sindaco, assessori e consiglieri comunali di maggioranza. In democrazia le decisioni si prendono anche e inevitabilmente consultando la maggioranza, la quale ha nell’ex parlamentare Pino Giammarinaro non un «regista occulto», ma un referente politico esplicito”. Il ragionamento è semplice: se Giammarinaro è un leader politico alla luce del sole, la conseguenza è che nessun tipo di presenza occulta vi sarebbe stata nella gestione del comune di Salemi. Altrimenti ( e qui s’innesca la polemica accesa contro l’ex Pm Massimo Russo) non si capisce come mai l’attenzione degli inquirenti non si è rivolta verso altre operazioni politiche dove sicuramente la presenza di Giammarinaro sarebbe stata determinante. Quale appunto quel famigerato accordo politico consumato a Mazara del Vallo che vedeva la candidata, sponsorizzata dall’attuale assessore regionale alla sanità, appoggiata anche dal politico inquisito salemitano. “Capisco – ha osservato Sgarbi in proposito- il disagio di Massimo Russo, ma ribadisco che la differenza tra la mia posizione e la sua è che io non ho mai nascosto il mio accordo politico con Giammarinaro”. Insomma , secondo il critico ferrarese, di indagini ispirate da pregiudizi e non dalla verifica dei fatti si tratta. Con la perversa conseguenza che “i consiglieri comunali di maggioranza, regolarmente eletti, vengono considerata complici e, per «associati di mafia», pur non essendo Giammarinaro indagato per mafia.” Per poi, infine e quasi a volere segnare i confini, concludere “si processi Giammarinaro , ma non si trasformi la sua attività politica in una interferenza criminale”. Dimissioni o no, una cosa è certa. La presenza di Vittorio Sgarbi è ormai considerata ingombrante, anche a chi fino a pochi mesi lo osannava. E c’è qualcuno in questo momento che continua a mordersi le mani, maledicendo quella lieta serata primaverile, trascorsa attorno ad un tavolo sobriamente ricco di libagioni.
Franco Lo Re
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