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17/02/2012 05:17:25

E adesso Gulotta vuole dallo Stato 50 milioni di euro per la sua ingiusta detenzione

(dove morirono l'appuntato Salvatore Falcetta ed il carabinierie Carmine Apuzzo) chiederà allo Stato un risarcimento di 50 milioni di euro. Lo ha annunciato il suo legale, Baldassare Lauria, che si basa su un pronunciamento analogo della Corte d'Appello di Genova, che ha riconosciuto ad un uomo ingiustamente recluso per sette anni un risarcimento di quattro milioni e mezzo.

Gulotta, fermato alcune settimane dopo l’uccisione dei due carabinieri, fu torturato e seviziato nel corso degli interrogatori e costretto a confessare. L’azione
avviata dai suoi difensori, Baldassare Lauria e Pardo Cellini, sarà rivolta al Ministero della Difesa da cui i militari coinvolti nelle torture dipendevano. Della
questione sarà interessata anche la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
«C’è stata - spiega, ancora, l’avv. Baldassare Lauria - una violazione degli articoli 3 e 6 della Convenzione dei diritti dell’uomo, sulle torture e sul diritto al processo equo».
Il caso della strage di Alcamo Marina, che sembrava chiuso, è stato riaperto alcuni anni fa e dopo le clamorose rivelazioni dell’ex brigadiere Renato Olino, che ha riferito delle torture subite da Gulotta e dagli altri indagati, la Procura della Repubblica di Trapani ha aperto una nuova inchiesta per tentare di chiarire la morte dei due carabinieri. Si procede a carico di ignoti. Nell’indagine sono entrate le dichiarazioni dell’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara.
L’ex pentito ha riferito che Giuseppe Vesco, il primo giovane che fece dichiarazioni confessorie, poi trovato morto in carcere, sarebbe stato ucciso da esponenti
della famiglia mafiosa di Alcamo.
Sarebbe anche emerso un collegamento con la struttura paramilitare «Gladio».
L’inchiesta s’incrocia con un’altra importante indagine, quella relativa ai depistaggi avvenuti nel corso delle indagini sulla morte di Peppino Impastato. Il giornalista, originario di Cinisi, stava indagando sulla strage di Alcamo Marina.
Dopo la sua morte i carabinieri sequestrarono un dossier.

''Gulotta non può più coltivare i sogni che aveva in gioventù'', prosegue l'avvocato Lauria, che ha difeso l'assistito insieme al collega Pardo Cellini. ''Mi rammarica il fatto che l'Arma non abbia fatto un comunicato per riconoscere l'errore dopo la sentenza di assoluzione. Gulotta aveva accettato la condanna, ingiusta, mentre dall'Arma non è giunta nemmeno una voce''.

Alla lettura della sentenza, lunedì scorso, Gulotta è scoppiato in un pianto liberatorio. Insieme a lui c'era la moglie, insieme alla quale vive a Certaldo (Firenze), e il figlio che aveva lasciato a due anni e mezzo, quando nel 1990 venne incarcerato dopo la sentenza definitiva di condanna all'ergastolo. Dal luglio 2010 godeva della libertà condizionata. Il suo primo viaggio, ha annunciato, sarà in Sicilia, nella sua Alcamo, per incontrare la sorella.