Come abbiamo raccontato ieri, nella notte tra mercoledì e giovedì, verso le 23, ignoti hanno fatto esplodere una bomba carta davanti la segreteria di Nino Papani, senatore del Pd. Una bomba fatta più per spaventare che per danneggiare, dicono le prime analisi. Il suo rumore è stato sentito in tutto il centro storico di Alcamo, ma i danni sono stati di poco conto: solo un po' l'entrata della segreteria, ed una macchina che era posteggiata lì vicino. Da Papania e dal suo entourage bocche cucite. Solo in tarda serata una breve dichiarazione: «Attribuisco ciò che è accaduto a un eccessivo e velenoso clima che si è creato in città in vista delle prossime Amministrative. Queste cose non accadono quando c’è una civile contrapposizione».
La notizia dell’attentato ha raggiunto Papania a Roma, dove si trovava per impegni a Palazzo Madama, ma ieri pomeriggio è rientrato in città dove è stato già sentito dai carabinieri. "Non avevo sentore di nulla - ha concluso il parlamentare - se non di questo clima politico avvelenato. Lascio che siano i carabinieri a scoprire autori e movente del gesto".
Per il Senatore è arrivata la solidarietà di tutto il mondo politico siciliano, e una lettera anche dal Presidente del Senato Schifani. Ma c'è di più, perchè dopo la bomba carta, alle 23 circa, contro la sede della segreteria del Senatore Papania, un’ora dopo la macchina di Rosario Papania, avvocato e cugino del Senatore, veniva incendiata da ignoti. E allora, che sta succedendo? E' una concidenza? E cosa c'entra il cugino del Senatore con la sua attività politica?
L'auto era posteggiata in Via Kennedy. Il rogo si è sviluppato intorno alle 2. Gli investigatori definiscono «particolare» la circostanza che i due episodi, apparentemente non collegati, si siano verificati a distanza di solo tre ore l'uno dall'altro.