Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
28/02/2012 05:35:28

Abuso d'ufficio, Giulia Adamo torna sotto processo. Ecco le motivazioni della Cassazione

Il capogruppo Udc all’Ars e candidato sindaco a Marsala dovrà tornare sotto processo con l’accusa di abuso d’ufficio.
I fatti risalgono all’epoca in cui Adamo era presidente della Provincia di Trapani, nel 2004. Ed era stata proprio la Procura di Trapani ad avviare l’inchiesta su Giulia Adamo e la vicenda dei finanziamenti al Convitto per audiofonolesi di Marsala e delle dimissioni della dirigente dell’istituto, Anna Maria Adamo. Il sostituto procuratore Franco Belvisi aveva chiesto tre anni di reclusione per l’ex presidente della Provincia.
Secondo l’accusa, Giulia Adamo avrebbe indotto la responsabile del Settore Servizi Sociali della Provincia a bloccare l’erogazione dei fondi per il convitto con lo scopo di sostituire l’allora dirigente, Anna Maria Adamo, con una persona politicamente più vicina. I soldi in questione erano 140 mila euro che in effetti non vennero erogati fino alle dimissioni del rettore “scomodo”. Secondo gli inquirenti, la dirigente "era un soggetto a lei inviso, politicamente non vicino, non permeabile e non disponibile a tollerare intromissioni nella direzione dell'istituto". Dagli atti risulta che Anna Maria Adamo si dimise poi dal ruolo di dirigente dell’istituto per essere “pragmatica” e sbloccare l’erogazione dei fondi. Cosa che poi avvenne tempo dopo, quando direttrice dell’istituto era diventata la dottoressa Milena Vinci, da sempre politicamente vicina a Giulia Adamo. La tesi difensiva di Adamo, accolta dalla Corte d’Appello, era volta a dimostrare che la tardiva erogazione dei fondi scaturiva da un controllo interno alle spesa dell’istituto che avrebbe ricevuto più di quanto abbisognasse. Secondo i giudici della Corte d’appello Adamo non aveva interferito sulla sospensione dei pagamenti né aveva influito sulle dimissioni rassegnate dalla rettrice del Convitto. “La decisione di sospendere i pagamenti era corretta, perché - come accertato a posteriori - erano state ammesse al pagamento rette riguardanti studenti che non ne avevano i requisiti”.
Ma l’accusa impugna la sentenza di assoluzione. Sono state ignorate alcune prove, dice il pm. In particolare ci sarebbe stato un dislivello nella valutazione delle testimonianze “tenendo conto solamente delle parti che risultavano funzionali alla tesi difensiva”. Secondo il Pm i giudici non avrebbero tenuto conto delle dichiarazioni dell’ex direttrice del convitto. Di quelle della stessa responsabile dei Servizi sociali della Provincia, secondo cui Giulia Adamo “aveva dato l’indirizzo di attendere una nuova gestione del Convitto prima di liquidare quanto dovuto…cioè di sospendere i pagamenti fino a quando non fosse stato nominato un rettore ritenuto più adeguato al compito. In effetti la pratica dei pagamenti arretrati si è sbloccata non appena la dott.ssa Anna Maria Adamo se ne è andata. Ho motivo di ritenere che qualora la dott.ssa Adamo non se ne fosse andata, non avrei avuto l’atto di indirizzo dalla presidente Giulia Adamo” di corrispondere i pagamenti bloccati. E quelle del direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Ministero della pubblica istruzione, che s’era formato l’opinione che fino a quando la rettrice fosse rimasta al suo posto la spesa per le rette non sarebbe stata liquidata. Inoltre aveva pure ammesso che la professoressa Vinci , da lui nominata nuova rettrice, gli era stata segnalata dalla presidente della Provincia.
In sostanza la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’accusa, ha evidenziato che il giudice d’appello non ha preso in esame tutte le prove fornendo, per l’esclusione, motivazioni insufficienti.
Ha inoltre sottolineato che in primo grado i giudici avevano ritenuto provati, “seppure con argomentazioni ondivaghe, sia l’abuso per violazione di legge commesso da Giulia Adamo per avere sollecitato il blocco dei pagamenti sia l’ingiusto vantaggio dalla stessa conseguito con le dimissioni della rettrice, e aveva pronunciato l’assoluzione solo perché riteneva mancante la prova del dolo”.
Infine, nell’annullare la sentenza di assoluzione e rimandare alla corte d’appello la questione la Cassazione ha evidenziato tre elementi topici su cui dovranno concentrarsi i giudici. Ossia se l’ex presidente della Provincia al dirigente dei servizi sociali l’ordine di sospendere i pagamenti in favore del Convitto; se la rettrice del Convitto ha dato le dimissioni per effetto dell’ordine abusivo impartito da Adamo e se l’imputata ha agito per soddisfare un interesse privato.