Il Comune di Salemi non ha potuto evitare l’onta di scioglimento per inquinamento mafioso. La missione di Vittorio Sgarbi miseramente fallita. L’ironia hegeliana della storia ha voluto che la stessa sorte fosse riservata anche a Racalmuto, il paese del famoso scrittore siciliano. I due Comuni siciliani, sono stati sciolti infatti entrambi per condizionamento esterno. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri di ieri 22 marzo, dopo che era pervenuto al ministro un corposo dossier messo su dal team di ispettori di cui faceva parte un vice prefetto, un commissario di polizia e un tenente dei carabinieri. All’interno del quale si trova un resoconto dettagliato di atti e documenti, analizzati con certosina precisione, che avrebbero accertato l’onnipresenza dell’ex parlamentare andreottiano Pino Giammarinaro nell’ordinaria amministrazione del comune di Salemi. Allevato alla corte dei cugini Salvo, compare d’anello di Totò Cuffaro, noto per i 50mila voti ottenuti quando venne eletto deputato regionale, per essere stato il dominus della sanità trapanese, per avere racimolato nella lista del Biancofiore oltre 9mila preferenze, nonostante la latitanza e i trascorsi giudiziari. Questo è il personaggio politico che nel 2008 che sponsorizzò la candidatura di Sgarbi fino a farlo eleggere Sindaco di Salemi. Tutto alla luce del sole. Su queste circostanze, occorre riconoscerlo, il critico ferrarese ha sempre avuto coerentemente ragione. Altri avrebbero dovuto, ove ce fossero stati i presupposti, ad impedire cotanta baldanza. E così è potuto accadere che della Giunta comunale ben tre erano gli assessori in quota Giammarinaro. Uno dei quali addirittura in rapporti di parentela. Non solo. Ma avrebbe avuto a sua disposizione consiglieri, funzionari e dipendenti comunali. Tutti personaggi che vengono descritti e citati nel rapporto denominato “Salus Iniqua”. Ma ci sono anche numerose intercettazioni condotte dagli organi di polizia, che dimostrerebbero come quotidianamente Giammarinaro venisse consultato quasi su tutto: dalle questioni più importanti fino a quelle meno rilevanti. Da una di queste registrazioni, ad esempio, si apprende che il bilancio comunale fosse stato redatto addirittura presso l’abitazione dell’ex deputato regionale. Ma non bisogna dimenticare che un notevole contributo a rendere noto il conosciuto fu Oliviero Toscani. Nel senso che ciò che veniva percepito, perché non celato, dalla gente comune di Salemi, fu l’ex assessore fotografo a formalizzare il tutto. Fece mettere nero su bianco alla Procura antimafia di Palermo, dopo le sue dimissioni da assessore di Sgarbi: «Ho deciso di lasciare la Giunta di Salemi perché mi sono reso conto che il contesto territoriale, che mi permetto di definire “mafioso”, non mi consentiva di operare in maniera libera ed autonoma nell’amministrazione comunale. In particolare, posso dire che sin dal mio ingresso in Giunta, ho potuto constatare la costante presenza di Pino Giammarinaro alle riunioni della Giunta. Giammarinaro partecipava e assumeva decisioni – senza averne alcun titolo – alle riunioni della Giunta di Salemi, alla presenza di Sgarbi, del sottoscritto e di altri assessori comunali. La cosa mi sembrò alquanto anomala, perché nessun estraneo aveva mai partecipato alle riunioni della Giunta…». Dichiarazioni che sono pesate come un macigno e che si sono sommate ai numerosi faldoni contenenti la fotografia complessiva dell’intera macchina amministrativa del comune della cittadina normanna.
Gli ispettori a conclusione dei lavori durati diversi mesi, avrebbero certificato che Giunta e Consiglio comunale, i vertici della burocrazia, “avrebbero subito pressioni e influenze nelle decisioni da prendere fuori da ogni contesto di democrazia e confronto, ma con un metodo tipicamente mafioso.” Come si ricorderà quando Sgarbi presentò le proprie dimissioni in Consiglio diede ad intendere che il ministro degli Interni gli avrebbe consigliato di impugnare il provvedimento. Suscitando più di qualche perplessità. Ci si sarebbe aspettati una smentita. Cosa che non avvenne. Anna Maria Cancellieri ha preferito il silenzio con i fatti. Da ieri la proposta di scioglimento degli organi comunali di Salemi per inquinamento mafioso si è concretizzato in un documento classificato come “riservato” e che verrà pubblicato sinteticamente sulla Gazzetta Ufficiale assieme al decreto di scioglimento..
In Comune da poco più di una settimana si era insediato il magistrato Guglielmo Serio. Come suo primo atto aveva provveduto alla nomina di due esperti o consulenti che dir si voglia, i quali, per il solo fatto di essere stati citati in un nostro precedente articolo, ci avevano onorati di tutta la loro garbata attenzione. Dovrà lasciare lo scranno l’anziano signore ai tre commissari straordinari che verranno indicati dal Ministro. Ci resterà simpaticamente nella memoria per essersi aggregato al seguito di Vittorio Sgarbi nel giorno in cui questi annunciava la candidatura a sindaco di Cefalù. Intanto il voto amministrativo a Salemi che era stato indicato dalla Regione per il prossimo mese di maggio slitterà di almeno18 mesi. Le truppe che già preannunciavano una rovente battaglia, arruolandosi sotto improbabili bandiere civiche ( una di queste recanti le insegne nobiliari del principe ex assessore Bernardo Tortorici) seguendo le famose direttive del “Facite Ammuina” di borbonica memoria:“All'ordini Facite Ammuina, tutti chiddi ca stanu a prua s'innissiru a poppa e chiddi a poppa s'innissiru a prua; chiddi a destra s'innissiru a manca e chiddi a manca s'innissiru a destra.” dovranno per il momento rinfoderare le spade. Saranno i cittadini a pagare il conto.
Franco Lo Re