«Grimaldi – spiega il parlamentare - è un uomo che viene dal mondo dell’imprenditoria ed ha, rispetto ai problemi, l’approccio di chi è abituato a risolverli tenendo conto di costi e benefici»
Sulla realizzazione della «Grande Città», ovvero la fusione delle città di Trapani ed Erice, una delle priorità di Ignazio Grimaldi, Lo Giudice osserva:
«C’è chi parla di “grande imbroglio”. Io ricordo, senza polemica, che le fusioni dei comuni sono nel programma del Pd, il partito da cui viene l’avversario di Grimaldi e che oggi lo sostiene. Nel programma del Pd per gli Enti Locali si legge: “Oggi e’ indispensabile superare il pulviscolo comunale, incentivando fusioni, unioni, gestioni associate dei servizi locali, dar vita alle Città metropolitane, senza ulteriori incertezze e rinvii”.
Ne dovrei dedurre – si chiede Lo Giudice - che il principale sponsor del presunto “grande imbroglio” è il Pd, cioè il partito che sostiene il sindaco uscente ?
Del resto, è ormai una tendenza consolidata quella di favorire le forme associative tra Enti. In Italia, allo stato attuale, esistono 313 «Unioni di Comuni», distribuite in 17 regioni che comprendono ben 1.561 Comuni.
E le Unioni non riguardano solo i piccoli comuni. Prendo il caso dell’Unione Valesio in Puglia: ebbene, qui la popolazione dell’Unione supera i 116.000 abitanti.
Si è sostenuto, erroneamente che dalla fusione di Trapani ed Erice, deriverebbero maggiori oneri derivanti dall’elezione dei consiglieri di circoscrizione. Chi paventa questo rischio – osserva il deputato all’Ars - non sa che nell’ambito delle norme di stabilità finanziaria introdotte dal decreto legge n°78 del 31 maggio del 2010 successivamente convertito in legge «nessuna, e dico nessuna indennità è dovuta ai consiglieri circoscrizionali, ad eccezione di quelle delle città metropolitane».
«La “Grande Città” – conclude il parlamentare - è innanzitutto un grande lavoro di sottrazione e di semplificazione. Significa armonizzare il governo del territorio. Significa ridurre i centri decisionali e, di conseguenza, eliminare spazi che la politica spesso occupa non solo impropriamente, ma anche inutilmente»