Con questo provvedimento è scattata automaticamente la sospensione dal consiglio provinciale. Al suo posto subentrerà - raggiunta la decadenza, però, quindi non ora - il primo dei non eletti della lista dell'Udc del collegio di Alcamo, Gaspare Canzoneri, che tra l'altro è stato nomitato poco tempo fa assessore dal presidente della Provincia, Mimmo Turano. In base alla nuova legge Canzoneri può ricoprire i due incarichi di consigliere e assessore, essendo venuta meno l'incompatibilità.
Pellerito aveva fatto comunque sapere che, in attesa della formalizzazione della sua decadenza dal consiglio, si sarebbe astenuto dalle riunioni del consiglio provinciale e da quelle delle commissioni di cui era membro. In particolare Pellerito era presidente della commissione lavori pubblici del consiglio, ed era fresco di nomina anche della commissione "di inchiesta" sull'Airgest appena nominata dal consiglio provinciale.
Certo, è clamoroso che Pellerito non abbia preferito, per buon senso e rispetto delle istituzioni e dei cittadini, dimettersi prima. Ma non lo ha fatto neanche quando, lo scorso anno, è stato condannato dal Tribunale di Trapani a sei anni per soppressione di atto pubblico e falso in merito ad una vicenda scoperta nell'operazione antimafia Dioscuri ad Alcamo: secondo i giudici ha fatto sparire la documentazione dell'incidente sul lavoro (trasformato in incidente automobilistico) di un operaio che lavorava in un'azienda vicina alla famiglia mafiosa di Alcamo.
E così ieri, il consiglio provinciale di Trapani si aperto proprio con la lettura, da parte del Presidente Poma, della comunicazione del Prefetto di Trapani, Magno, dell'avvenuta sospensione, in base al decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani lo scorso 14 Marzo. Il provvedimento di sospensione non è definitivo. Tecnicamente, Pellerito non verrò contato ai fini del numero legale, o per qualsivoglia quorum o maggioranza qualificata.
Lui si è difeso con una lettera aperta: «Respingo con forza gli addebiti che il decreto del Tribunale di Trapani mi contesta perché non sono mai stato un uomo
della mafia, né ho mai posto in essere condotte che potessero, in qualche modo, essere di supporto alla famiglia mafiosa alcamese. Ho sempre combattuto
i poteri forti e le lobby della politica e dell’amministrazione. Ho sempre svolto il mio impegno istituzionale senza compromessi di sorta, sempre in coerenza
con la mia coscienza di uomo delle istituzioni e di sindacalista di base. Non ho esitato a mettermi contro il governo regionale e contro l’ex magistrato, ora assessore Massimo Russo, quando ha deciso di chiudere l’ospedale di Alcamo»