I fatti risalgono al 2001 ed è stato lo stesso procuratore generale, stamane, a chiedere di certificare l’avvenuta prescrizione e quindi l’improcedibilità.
Condannato in primo grado, Pizzo era stato assolto in appello. Lo scorso 9 novembre, però, la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui il 23 aprile 2009 la terza sezione della Corte d’appello di Palermo ha assolto il politico marsalese. I giudici di secondo grado, però, secondo la Procura generale, che fece ricorso, commisero un errore nella qualificazione del reato contestato, assolvendo Pizzo dall’ accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre l’ex leader del Psi di Marsala era sotto processo per voto di scambio. Un reato, quest’ultimo, per il quale, il 28 aprile 2007, era stato condannato dal Tribunale di Marsala a 4 anni di carcere (dei quali 3 condonati per indulto), nonché all’ interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Secondo l’accusa, nella primavera del 2001, Pizzo avrebbe versato 80 milioni di lire alla famiglia mafiosa di Marsala in cambio di un ‘pacchetto’ di circa mille voti per il figlio Francesco, allora candidato all’Ars (l’elezione fu soltanto sfiorata). Il figlio, comunque, sarebbe stato all’oscuro del patto e per questo la sua posizione fu archiviata. Pietro Pizzo fu arrestato il 29 aprile 2004, nell’ambito dell’ operazione antimafia Peronospera II. All’epoca, era presidente del Consiglio comunale, carica dalla quale si dimise. Oggi, ha evidenziato la difesa, la Corte d’appello “é comunque entrata anche nel merito annullando le conseguenze civili, ovvero la condanna al risarcimento del danno all’Associazione antiracket di Marsala, che si era costituita parte civile”.
11,00 - E' attesa tra poco la sentenza d'appello - bis del processo a Pietro Pizzo. I giudici sono già in camera di consiglio.La motivazione di questa improvvisa accelerazione del processo è che il reato contestato all'imputato, lo scambio elettorale politico - mafioso, è caduto in prescrizione. I fatti risalgono al 2001. Ed è stato quindi lo stesso Procuratore Generale presso la Corte d'Appello a chiedere alla Corte di certificare l'avvenuta prescrizione, e dunque l'improcedibilità. "Una mannaia che si abbatte non solo sull'accusa ma anche sulla difesa - commentano gli avvocati di Pizzo - perchè noi eravamo e siamo convinti di poter dimostrare nei fatti l'innocenza del nostro assistito".
09,00 - Inizia oggi a Palermo il nuovo processo di appello a Pietro Pizzo. L’ex senatore socialista è accusato di voto di scambio politico-mafioso e ritorna in tribunale dopo la decisione dello scorso novembre della Corte di Cassazione. Gli “ermellini” infatti decisero di annullare la sentenza di assoluzione di secondo grado, emessa nell’aprile 2009, rinviando ad un’altra sezione del Tribunale di Palermo. La Corte di Cassazione aveva accolto la richiesta della Procura generale che aveva evidenziato come i giudici di secondo grado avevano assolto Pietro Pizzo dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa (416 bis), mentre era accusato di un altro reato, appunto voto di scambio (416 ter). Infatti in primo grado, davanti al Tribunale di Marsala, l’ex senatore venne condannato a 4 anni (di cui 3 indultati) ed all’interdizione dai pubblici uffici per aver comprato voti dalla mafia.
I fatti risalgono alle elezioni regionali del 2001, quando Francesco Pizzo, figlio dell'ex senatore, fu candidato all'Ars ma perse le elezioni. Il 29 aprile 2004 Pietro Pizzo venne arrestato con l'accusa di associazione mafiosa e voto di scambio, nell'operazione “Peronospera II”. Rimase tre mesi nel carcere dell’Ucciardone. Al momento dell’arresto Pizzo rivestiva la carica di presidente del consiglio comunale di Marsala, e proprio dal carcere palermitano invio la lettera di dimissioni.
L’ex vigile urbano del Comune di Marsala ed esponente della locale famiglia mafiosa, Mariano Concetto, raccontò che Pizzo si rivolse a lui per ottenere mille voti in occasione della candidatura di suo figlio. Secondo l’accusa per il pacchetto di voti Pizzo avrebbe pagato 80 milioni di vecchie lire. Concetto, oggi collaboratore di giustizia, venne intercettato dopo le elezioni : ‹‹Quello (Pizzo ndr) era incazzato morto, suo figlio non era stato eletto e soldi non ne voleva uscire neanche ammazzato. Ma io gli ho detto – ‘Cucì, (cugino ndr) tu ti sei preso l'impegno e a questo giovane che ti aveva procurato 40 voti i soldi glieli devi dare’››.
Dalle indagini è, comunque, emerso che Francesco Pizzo sarebbe stato all´oscuro del presunto accordo e per questo la sua posizione fu archiviata. Inizia dunque una nuova faccenda giudiziaria per il craxiano di lungo corso che è difeso dall’avvocato Stefano Pellegrino