1035 euro a Siracusa, 1029 ad Enna, 968 a Palermo, 968 a Ragusa, 942 a Trapani, 874 a Messina, 789 a Caltanissetta e 671 ad Agrigento.
Si tratta di un’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre dei dati relativi alle entrate tributarie versate nel 2011 da tutti i contribuenti ai Comuni, alle Province ed alle Regioni in rapporto alla popolazione residente.
A livello nazionale, il primo posto è occupato da Varese con 1714 euro pro capite e l’ultimo posto da Lanusei (il capoluogo di una delle nuove province della Sardegna) con 671 euro pro capite.
Il valore medio nazionale è 1183 euro per la pressione tributaria comunale, 71 euro per quella provinciale e 776 euro per l’altra regionale.
Si tratta di una fotografia riferita al 2011, vale a dire immediatamente precedente alla “raffica” di aumenti che si è scatenata nel corso dell’anno con le due manovre d’estate approvate dal Governo Berlusconi (Dl 98/2011 e Dl 138/2011) e con il decreto “salva Italia” (Dl 201/2011). Dunque, senza l’introduzione dell’Imu (estesa anche alle prime case e con l’aumento dei moltiplicatori da applicare alla rendita catastale) e l’aumento dello 0,33% dell’aliquota base dell’addizionale regionale Irpef. Queste due misure comporteranno un maggior gettito complessivo di 12,8 miliardi di euro (10,6 l’IMU, 2,2 l’addizionale regionale Irpef): tuttavia, Comuni e Regioni non vedranno neppure un euro di queste maggiori entrate perché finiranno completamente nelle casse dello Stato. Per avere più risorse Regioni ed enti locali dovranno mettere mano alle aliquote (a valere dal 2012 non vi è più il blocco alla facoltà di incremento delle aliquote locali).