Uno degli indagati riusciva a decodificare il segnale delle pay per view e a dirottarlo verso altri utenti, tramite internet, da un magazzino di Bagheria apparentemente adibito a ricovero di automezzi agricoli.
Qui era stato installato un laboratorio tecnico, con numerosi pc, server e decoders, e varie carte di pay-tv. Erano connessi al sistema gli altri 56 denunciati, tutti utenti, che usavano decoder direttamente collegati alla rete internet, da cui prelevavano il relativo segnale, decrittato dall’organizzatore. I finanzieri sono riusciti a risalire agli utilizzatori attraverso l’esame degli indirizzi IP. Tutti devono rispondere del reato di “promozione ed utilizzo per fini fraudolenti di apparati idonei alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato” mentre per il “procacciatore d’affari” c’è anche l’accusa di circonvenzione d’incapace, per avere falsamente intestato ad un soggetto diversamente abile sia l’abbonamento che una carta “Poste pay”. Nel corso dell’operazione sono state eseguite 50 perquisizioni e sequestrati 31 decoder, 2 modem, 2 pc, 1 server, 129 smart card di cui 103 riprogrammabili, e 1 programmatore per carte magnetiche.