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24/04/2012 15:45:48

Processo Cosa Nostra Resort, ancora spazio alle difede

" I nostri assistiti  - hanno detto - non erano nè prestanomi di Coppola, nè teste di legno al servizio del suo volere". Per l'accusa invece i due sarebbero, con gli altri imputati finiti alla sbarra, ben sette, "teste di legno" dell'imprenditore valdericino ritenuto una pedina importante di Cosa nostra. Pirrone e Maggio sono stati - secondo gli avvocati - imprenditori "seri e responsabili". Di identico spessore la difesa di un altro imputato, Vito Gerbino, difeso dall'avvocato Massimo Solaro. Secondo l’accusa, Coppola avrebbe gestito unaserie di società. Gli altri soci sarebbero stati soltanto dei prestanome. L’avvocato Francesco Greco ha spiegato che Salvatore Pirrone amministrava una società, operante nel settore della produzione di marmo, con un fatturato superiore a quello di Tommaso Coppola. Sarebbe entrato in affari con lui nell’ambito di una strategia imprenditoriale ben precisa. Non era in grado di evadere tutte le richieste che provenivano dai clienti arabi. La sua società era alla ricerca di una nuova cava di estrazione. La Regione non rilasciava più autorizzazioni. Coppola era in possesso di una cava e di un’autorizzazione valida 15 anni.