Anche se dovesse essere comfermata la senenza di primo grado pronunciata dal tribunale civile di Marsala, sottolinea Sgarbi, ha intenzione di proporre ricorso in Cassazione.
La vicenda ha avuto inizio con la decisione del governo di deliberare lo scioglimento per mafia del comune di Salemi, amministrato da Sgarbi per quasi quattro anni. Il critico d’arte si dimise dopo avere avuto notizia del provvedimento ed espresse giudizi fortemente critici nei confronti del Ministero degli Interni. Sgarbi ha proposto ricorso contro lo scioglimento che ha avviato la procedura sulla sua incandidabilità. Il Ministero ha applicato una norma prevista nelle procedure di scioglimento nei confronti degli amministratori decaduti ove si ravvisino responsabiliutà personali. E secondo il Viminale queste responsabilità esisterebbero: Sgarbi non sarebbe estraneo all’inquinamento mafioso del Comune di Salemi.
Il Tribunale Civile di Marsala ha dato ragione al Viminale e torto a Sgarbi e si è pronunciato per l’incandidabilità. Dopo avere proposto ricorso contro lo scioglimento (competenza Tar del Lazio), Sgarbi ha fatto altrettanto contro la sentenza di primo grado del Tribunale Civile di Marsala. “Resto in campagna elettorale a Cefalù, aveva subito annunciato, appresa la decisione del tribunale, “e se eletto resterò sindaco, non mi dimetterò, ci sono altri due gradi di giudizio.