Riprende il processo scaturito dall’operazione denominata Golem 2, che ha fatto terra bruciata attorno al boss castelvetranese, a pochi giorni dalle dichiarazioni del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, che ha risposto così ad una domanda sul numero uno di Cosa Nostra, Grasso: “Messina Denaro è sì il ricercato numero uno, ma non è lui, però, - ha aggiunto - il capo della mafia siciliana. Oggi non c'é un capo, la cupola è tutta in carcere. Hanno cercato di riorganizzarsi ma per due volte siamo riusciti a scongiurare questo pericolo sul nascere". Nel corso dell’ultima udienza, Linares che per anni ha dato la caccia a Matteo Messina Denaro come capo della squadra mobile di Trapani, ha ripercorso le tappe di un ventennio di indagini e operazioni antimafia, scoprendo una rete di corruzione fatta di politici e burocrati, imprenditori al servizio della mafia, che hanno rappresentato e rappresentano la manovalanza e la migliore copertura della criminalità organizzata in provincia di Trapani.
Linares oggi non dà più la caccia al superlatitante, ma sono rimasti gli uomini e il metodo della catturandi. Riguardo alle indagini del processo, l’ex capo della squadra mobile ha svelato il collaudato sistema di comunicazione tramite i “pizzini”, i ruoli fondamentali del boss di Brancaccio Filippo Guttadauro e di Vincenzo Panicola, cognati di Messina Denaro e del fratello Salvatore Messina Denaro. Un altro passo importante ha riguardato la vicenda del prof. Vaccarino e dei pizzini a firma “Alessio”, pseudonimo usato da Messina Denaro. Con l'analisi dei pizzini scambiati tra Svetonio (Vaccarino) e Alessio, Linares ha sottolineato che in un primo momento, a partire del luglio 2006 Vaccarino era sotto indagine perchè sospettato di essere un favoreggiatore del latitante, e solo successivamente si scoprirono i contatti che lo stesso Vaccarino aveva con il personale del Sisde sin dal 2003. Altra importante testimonianza che oggi verrà approfondita, riguarda l’attentato incendiario commesso da uno degli imputati Lorenzo Catalanotto ai danni del consigliere comunale di Castelvetrano Pasquale Calamia.
Carlo Rallo