Si tratta di Antonino Bonafede, di 77anni, affiliato alla cosca di Marsala, è stato arrestato nel blitz antimafia del 2004. Adesso Bonafede è nuovamente i indagato insieme alla moglie V.C., di 72 anni, anche per intestazione fittizia dei beni. Il valore dei beni sequestrati – due appartamenti ubicati nel centro di Marsala e terreni agricoli, con annesso casolare rurale, ubicati nel territorio, al confine tra Marsala e Salemi – ammonta a circa 200 mila euro. Il provvedimento di sequestro è stato emesso in quanto il responsabile, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, ha omesso di segnalare al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, le variazioni patrimoniali del valore non inferiore a 10.329,14 euro e per dieci anni dalla sentenza definitiva. L’omissione di tale obbligo, previsto dalla normativa antimafia del 1982, è punito con la reclusione da due a sei anni e la confisca del corrispettivo della vendita.
Antonino è il padre di quello che fino a poco tempo fa era il capo della locale famiglia di Cosa Nostra a Marsala ( dipendente dal mandamento di Mazara del Vallo) Natale Bonafede (in carcere dal 2003). Arrestato nel 1995 e poi condannato, per mafia, dal Tribunale marsalese a 7 anni di reclusione (pena ridotta a 6 anni in appello), l'anziano pastore fu, poi, assolto dalla Cassazione Coinvolto, però, nell'operazione «Peronospera II» (maggio 2003), fu prima assolto (dal gup di Palermo Umberto De Giglio nel 2004), ma poi, nel 2007, in appello, gli vennero inflitti sette anni di reclusione, per altro già quasi tutti scontati, «in continuazione» con la precedente condanna. Infine, il 15 marzo 2010, è stato denunciato, assieme ad altri, nell'ambito dell'operazione «Golem 2», con cui fu smantellata la rete dei presunti fiancheggiatori del super latitante Matteo Messina Denaro.