Il caso più eclatante un mese fa, quando un'auto con i vetri oscurati e con a bordo almeno tre uomini, ha iniziato a inseguire l'auto blindata del procuratore.
Un inseguimento da parte di un'Audi con affiancamento sulla Palermo-Trapani, l'autostrada che ogni giorno il magistrato percorre per andare in ufficio. Tutto è successo intorno alle 8 del 19 aprile.
E' il giudice a raccontare quei momenti. "Quell'auto è stata a strettissimo contatto con la mostra per un bel pezzo, poi si è dileguata", ha raccontato a Repubblica. it il magistrato.
Marcello Viola si è insediato a Trapani nel dicembre scorso, dopo una lunga permanenza a Palermo, dove da sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia ha seguito inchieste su mafia e droga. Faceva parte del gruppo di lavoro che ha azzerato il clan di San Lorenzo, uno dei più potenti di Palermo. E anche nel capoluogo siciliano è rimasto vittima di intimidazioni. Di notte, qualche tempo fa, è comparsa la scritta Viola morirai sui muri di casa e in ascensore.
Alla fine del 2011 il trasferimento a Trapani- Viola ha preso in mano le redini dell'ufficio. E anche qui non sono mancate le lettere minatorie.
Le inchieste più importanti sono quelle che stanno colpendo gli affari legati all'ultimo boss di Cosa nostra da catturare, Matteo Messina Denaro. Poi ci sono la richiesta di misura di prevenzione per il patron della Valtur, Carmelo Patti, fino all'inchiesta sulla macchina del fango mossa nei confronti del vescovo monsignor Francesco Micciché, rimosso qualche giorno fa. Sull'androne e l'ascensore della sua casa palermitana sono comparse alcune scritte: "Viola morirari" e al suo ufficio sono state recapitate decine di lettere con scritte intimidatorie.
Adesso a seguire gli spostamenti di Viola c'è un'auto blindata in più e cinque uomini di scorta. Ammette Viola: "Come si può stare? Certo non tranquilli, ma andiamo avanti".