Secondo gli inquirenti Patti sarebbe stato molto vicino alla mafia. Inoltre, analizzando l’immenso patrimonio di Carmelo Patti, sarebbe stata riscontrata “una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti”. I pentiti in aula stanno raccontando le loro versioni. Davanti ai giudici della Sezione misure prevenzione di Trapani l’ultimo a testimoniare è stato Nino Giuffre. Ha confermato ciò che racconto agli inquirenti in precedenza. Ossia che Carmelo Patti sarebbe stato un uomo di fiducia del boss Bernardo Provenzano. Giuffrè fu molto legato a Provenzano, conosce molte cose. In audizione ha detto di avere appreso che Patti era a disposizione della mafia. Ha raccontato anche che nel corso di un incontro con Provenzano e Francesco Messina, esponente della famiglia di Mazara del Vallo, Patti sarebbe stato indicato come persona a cui risolgersi se ce ne fosse stato bisogno. Giuffrè, tra le altre cose, ha raccontato di una conversazione avuta a metà degli anni novanta con l’allora capo dei capi Bernardo Provenzano che gli confidò che due boss sarebbero stati ospitati durante la latitanza in un villaggio Valtur. Giuffrè però non è certo che Patti fosse stato a conoscenza o meno della loro presenza all’interno della struttura.
L’audizione di Giuffrè arriva dopo quella di Giovanni Ingrasciotta secondo il quale Patti sarebbe stato vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. Ingrasciotta infatti ha riferito di aver assistito personalmente ad un incontro tra Messina Denaro e il patron della Valtur in cui i due parlarono di diversi affari. Il racconto di Ingrasciotta conferma le tesi degli inquirenti secondo cui i rapporti tra il latitante e Patti sarebbero stati molto stretti tanto da far sostenere che l’imponente patrimonio sia frutto di questa alleanza con cosa nostra.
Dopo la pausa estiva davanti ai giudici ci sarà Angelo Siino, l’ex ministro dei lavori pubblici di cosa nostra. Siino durante le indagini ha confermato le testimonianze degli altri due pentiti.