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19/07/2012 04:56:16

Nicastri e l'evoluzione della "zona grigia". C'erano una volta i prestanomi della mafia....

Spesso Vito Nicastri, l'imprenditore di Alcamo arrestato la settimana scorsa nell'ambit dell'operazione "Broken wings" per un giro di mazzette chieste ai colleghi per l'apertura di impianti di energia eolica, è stato associato al concetto di prestanome. Tant'è che in molti articoli il suo nome si associa a quello del capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, in virtù anche di un pizzino di alcuni fa con la breve ma significativa scritta: "Nicastri di Alcamo ok".

Nicastri è attualmente oggetto del più grande provvedimento di sequestro mai eseguito in Italia nei confronti di un imprenditore sospettato di aver accumulato ricchezze grazie a Cosa nostra: 1 miliardo e mezzo di euro, tra immobili, società, liquidità, cantieri, impianti eolici.  

Ma Nicastri non è mafioso. E stato sempre considerato "vicino alle cosche trapanesi", ma non è stato mai indagato per mafia. E soprattutto non è prestanome di nessuno. E' qualcosa di diverso. Lo si capisce, ancora una volta, dalle indagini che hanno portato al suo arresto: Nicastri era un imprenditore, ricchissimo e potente, che chiedeva mazzette ad un collega, l'agrigentino Totò Moncada, per eviare che le sue pratiche per l'apertura di impanti eolici subissero ritardi, rallentamenti, noie burocratiche. Agiva, in pratica, da dominus. "Ci volevano diecimila euro ad autorizzazione per superare tutti gli ostacoli burocratici. In tutto settantamila euro per le sette istanze per parchi eolici presentate al Genio Militare"

Come è scritto nell'ordinanza di arresto "la figura di Nicastri si discosta notevolmente da quella del classico prestanome dell'associazione mafiosa". Nicastri è invece il "vero dominus del sistema di potere legato in Sicilia a questo settore dell'economia". E' uno che non prende ordini da nessuno, in altre parole. 

Figure nuove come quella di Nicastri ormai ce ne sono diverse. Non essendo mafiosi, tutto l'apparato di investigatori, norme e strumenti che lo Stato ha messo in campo per lottare la mafia, rischia di non essere utile. Alcune azioni che commettono, come ad esempio l'autoriciclaggio, che all'estero è reato, in Italia non sono previste dalla legge come reato. Anche la corruzione, che è sempre il perno attorno al quale ruota tutto il sistema, ha in Italia pene ridicole, accertamenti difficili e prescrizione breve. La nuova legge sulla corruzione è impantanata al Parlamento. Forse ai politici non piace perchè molti dei soldi che girano in queste storie di mazzette, tangenti ed economia drogata, sono gli stessi che finanziano le loro campagne elettorali.