Storia di Rita che sfido' la mafia con Paolo Borsellino", romanzo edito da Mondadori e scritto da Andrea Gentile. 'La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le piu' adatte a sentire la bellezza del fresco profumo della liberta' che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguita', e quindi della complicita'", si legge nella quarta di copertina che riporta una citazione di Paolo Borsellino.
Non è vero che questo mondo non mi piace.
Questo mondo mi piace.
Mi piace, anche se Partanna non è come Palermo. A Palermo ci sono Villa Trabia e Villa Giulia, a Partanna solo cemento e baracche di lamiera.
Mi piace, anche se su corso Vittorio Emanuele qualche volta si sentono gli spari.
Mi piace, anche se odio l’odore di gallina che invade la casa quando è domenica mattina. Odio quel brodo che puzza di pollame, e lo mando giù con gli occhi chiusi: guai a non mangiare in casa Atria.
Mi piace, anche se per mamma non bisogna mai giocare, mai sedersi per terra, mai camminare a piedi scalzi, mai correre con gli altri bambini, mai perdere tempo con i giocattoli. Bisogna mettere i vestiti che compra lei e stare fermi, come le belle statuine.
Ma io non sono una bella statuina.
Questo mondo mi piace perché papà mi vuole bene. Sorride, quando mi vede. Poi, mi fa tanti regali.
Un giorno è tornato a casa e mi ha detto: — Picciridda, guarda qua.
Ha aperto un grande sacchetto e mi ha dato un pacco rettangolare. L’ho scartato: era una pianola elettrica. I tasti erano gialli e rossi. Rosa la pianola. La mamma si è messa a sbraitare, a dire: — Ma chistu costa assai, santo Vito!
San Vito è il patrono di Partanna, e Vito è anche il nome di papà. Quando mamma dice cos. non capisco mai a chi si rivolga. Forse vede mio padre come un santo, forse no.
Mi piace questo mondo, perché ha i colori. Forse mi piacciono i colori perché sono nata a inizio settembre e a inizio settembre i colori sembrano quelli di un frutto maturo. A settembre l’estate è come una bolla di sapone, gonfia di tutte le sue tinte. Poi scoppia, e arriva l’autunno.
Mi piacciono anche i colori della pianola. Anche se mamma l’ha messa in una credenza e non mi permette di suonarla. Dice che se ci gioco la rompo e se la rompo sono soldi sprecati.
Questo mondo mi piace perché c’è papà, ma c’è anche Nicola. Mio fratello è più grande di me, e più grande anche di Annamaria. E' bello come il sole.
Questo mondo mi piace perché papà e Nicola non
sono come gli altri: non sono infami. E si fanno rispettare.
A Partanna, a pap. gli portano tutti rispetto. Lui ha tanto onore. Tutti lo ringraziano, tutti lo salutano, tutti lo chiamano “Vossia”. Dicono che Nicola è sulla buona strada, e diventerà come lui.
Questo mondo mi piace perché odio i pavimenti di marmo del corridoio; ma amo il divano a fiori del soggiorno. L’ha scelto papà. Mi piacciono i fiori. Vorrei essere un fiore di quel divano.
Volevo nascere fiore.
Sbucare debole dal terreno, crescere e diventare bocciolo e poi schiudermi al sole. Guardare i carusi sorridere alla mia vista, raccogliermi e portarmi in regalo alle loro zite. Vedere i papà rincorrere i loro figli, e sentire “Papà non mi acchiappi!” e vedere i papà andare piano fingendo di andare veloce, perché si sa che i papà hanno i passi come quelli dei giganti.
Far voltare tutti e sentirli dire “Guarda che bello, è arrivata la primavera!” Starmene lì nei prati in santa pace. Avere i petali e portarli come una smorfiosetta porta il rossetto e la cipria.
Essere un papavero, alto alto. O una margherita, così delicata. O un non ti scordar di me, con la corolla turchese. Vorrei essere fiore, perché mi porterebbero in mano gli innamorati mentre fanno le serenate.
A scuola qualche volta le cantiamo le canzoni. Cantiamo “Ciuri Ciuri”. Oppure la mia preferita: Stranizza d’amuri.
“Man manu ca passunu i jonna
Sta frevi mi trasi ’nda ll’ossa
’ccu tuttu ca fora c’è ’a guerra
Mi sentu stranizza d’amuri i’amuri
Una storia d’amore, con fuori la guerra. Una stranizza
d’amuri.”