A dare l’amara comunicazione è stato, il 23 luglio, il segretario generale aggiunto, Paolo Modica de Mohac, che ha inviato una strincata nota «Agli onorevoli deputati»: «Si rende noto che, non avendo ancora l’amministrazione regionale provveduto al trasferimento dei fondi richiesti a titolo di dotazione ordinaria annuale spettante all’Assemblea regionale
siciliana ai sensi dell’art. 81 della lr 26 del 2002, n. 2, il pagamento delle competenze relative al mese di luglio non potrà essere onorato nei tempi ordinariamente previsti».
La crisi di liquidità della Regione, dunque, investe anche i deputati regionali.
Una lezione per loro, che si sono resi i primi corresponsabili delle difficoltà finanziarie della Regione.
ARMAO E LA CRISI. «La revisione della spesa non si realizza diminuendo le risorse a una struttura complicata e farraginosa qual è la nostra Regione, ma attraverso una profonda riforma della stessa che le consenta di spendere meno. La classe politica siciliana ha una grande occasione per rilanciare la credibilità dell’Autonomia speciale che è quella di approvare
una normativa sulla revisione e il contenimento della spesa. Non c’è più autonomia senza responsabilità». È il commento dell’assessore all’Economia, Armao, dopo l’incontro romano tra Monti e Lombardo.
CROSTA, PENSIONE DIMEZZATA. Dimezzata la pensione d'oro dell'ex manager della Regione, Felice Crosta. In un anno percepirà "appena" di loro 227.000 euro, cioè 612 euro al giorno. La Corte di Cassazione gli ha ridotto l'indennità iniziale, che era quasi 1.300 euro al giorno, cioè 500.000 euro l'anno. Il taglio è stato proprio del 50%.
Crosta è stato per tanti anni direttore e dirigente generale dell’assessorato all’Agricoltura e poi alle Foreste; fedelissimo di Cuffaro (che lo apprezzò sin quando era assessore all’Agricoltura), l’ex-presidente della Regione, da commissario delegato all’emergenza rifiuti e all’emergenza idrica gli affidò nel 2006 la guida dell’Arra, l’agenzia regionale per i rifiuti e le acque, con uno stipendio lordo di 460 mila euro annui.
La fase discendente di Cuffaro coincise col pensionamento del super-dirigente regionale e presidente dell’Arra: il quale, anche grazie a una legge approvata dall’Ars prima della sua nomina,
si ritrovò, assieme ai contributi già maturati, anche il compenso da presidente come base imponibile su cui calcolare l’indennità di quiescenza.