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11/08/2012 11:10:32

Con la Fondazione San Vito, la vacanza d'agosto si fa impegno civile

 Ad ospitarli è stata la “Fondazione San Vito Onlus” della Diocesi di Mazara del Vallo, che gestisce alcuni beni tolti ai mafiosi a Salemi, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Marsala. Gli scout sono arrivati da Palermo e, facendo base alla “Casa della Speranza” “Villaggio della Solidarietà” di Mazara del Vallo, si sono spostati dapprima nel vigneto di Salemi confiscato a Calogero Musso (dove sorge il turismo rurale “Al Ciliegio”) e poi nella villetta di via Don Gnocchi a Mazara del Vallo. Nel vigneto salemitano, come bravi agricoltori gli scout hanno “spuntato” le vigne con la guida di Wilma Angileri. «Questa nostra tappa arriva alla fine di un percorso di formazione sviluppato durante l’anno sul tema della legalità - ha spiegato Nicoletta - da qui l’idea di venire in Sicilia per toccare con mano i frutti della lotta antimafia ed incontrare alcuni testimoni. Ma da qui vogliamo ripartire - ha detto ancora la De Gaetano - come tappa di partenza di un nuovo percorso di studio e formazione». Nei tre giorni trascorsi nelle terre gestite dalla “Fondazione San Vito Onlus” i diciotto scout hanno ascoltato la testimonianza anche del capitano dei carabinieri della compagnia di Mazara del Vallo, Carmelo Rustico, anche lui un giovane siciliano. Dopo aver lasciato Mazara del Vallo, gli incontri a Palermo con Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo e Giovanni Impastato, fratello di Peppino.

 

- Gli scout Agesci “Roma 17” e “Roma 144” è il secondo gruppo ospite della “Fondazione San Vito Onlus” di quest’estate. La settimana scorsa altri diciassette scout provenienti da Fidenza hanno fatto la loro esperienza sul campo nei beni confiscati alla mafia. Tra le attività che li ha visti impegnati anche la pulizia straordinaria dell’uliveto di contrada Cusa a Campobello di Mazara confiscato al boss defunto Nunzio Spezia e affidato dal Comune di Campobello di Mazara alla fondazione guidata da don Francesco Fiorino. «L’impegno civile di questi ragazzi che siciliani non sono è la testimonianza più gratificante nei confronti di chi, con notevoli sforzi, gestisce i beni confiscati in alcune zone siciliane, ha detto don Francesco Fiorino. Da queste esperienze i ragazzi che negli anni sono arrivati da qualsiasi parte d’Italia sono andati via entusiasti, conoscendo il volto di una Sicilia che vuole rinascere a partire da queste terre tornate alla loro fruizione sociale, facendo memoria della storia e delle testimonianze degli uomini che quotidianamente hanno lavorato e lavorano sul fronte della lotta alla criminalità».