A Catania e Siracusa, in particolare, (rispettivamente seconda e terza in Italia dietro Aosta) va la palma di città più care: la spesa annuale media di una famiglia catanese tra alimentare, prodotti per l’igiene personale e per la casa è pari a 6.634 euro, per una aretusea 6.602.
Secondo la classifica stilata dalla rivista «Altroconsumo», in un’inchiesta che fotografa le dinamiche concorrenziali nella grande distribuzione all’interno di 61
città italiane, c’è un’altra siciliana nella top ten: è Messina, dove servono 6.591 euro. All’undicesimo posto troviamo invece Palermo, con una spesa di 6.532 euro, comunque superiore alla media nazionale che per l’Istat è di 6.372 euro all’anno. A favorire i prezzi alti sono le scarse tensioni concorrenziali tra diversi punti vendita. «Più alta è la sfida tra prezzi a scaffale, più bassi diventano i prezzi - sottolinea Altroconsumo - Così la possibilità di risparmio, la forbice della spesa tra il punto vendita più caro e meno caro, aumenta per il consumatore». Questo succede in Toscana, Umbria, Veneto ed Emilia Romagna, mentre tra le pecore nere emerge appunto la Sicilia dove, non a caso, sono bassi anche i risparmi massimi calcolati: 241 euro a Siracusa, 469 a Catania ad esempio. Cifre irrisorie, specie se confrontate con quelle di città come Firenze (1.522 euro) e Arezzo (1.468 euro). «Nelle possibilità di risparmiare quando si fa la spesa non gioca solo la tipologia di punto vendita e l’insegna; scegliere se approfittare delle offerte oppure abbandonare il prodotto di marca può portare a risparmi inauditi - sottolinea l’indagine - 24% di spesa in meno se si scelgono i prodotti di marca in offerta; 38% in meno se si opta per i prodotti col marchio dell’insegna del supermercato".