“Noi abbiamo il know - how, loro il mercato” dice Giovanni Tumbiolo presidente del Distretto Produttivo della Pesca - Cosvap. E mentre l’Unione Europea abbandona sempre di più i pescatori siciliani al loro destino (“Il comparto è imbavagliato ed ingessat” commenta amaro Tumbiolo) e guardando più giù che arrivano concrete speranze di sviluppo.
Di recente una delegazione di imprenditori - che ruota intorno a Mazara del Vallo, porto peschereccio più grande d’Itaila - ha partecipato ad una missione imprenditoriale in Congo. L’obiettivo è realizzare in quel Paese un distretto della pesca e dell’acquacoltura, con lo sviluppo non solo della cantieristica, ma anche delle attività di trasformazione del pescato, come della salicoltura. trasformazione del pescato e della salicoltura.
«Il Distretto della Pesca - dichiara Tumbiolo – fin dal suo riconoscimento nel 2008, è stato impegnato, attraverso il supporto tecnico-scientifico dell’Osservatorio Mediterraneo della Pesca, in numerose attività volte alla creazione, con gli strumenti dell’innovazione tecnologica e dell’internazionalizzazione, di una piattaforma comune per le imprese della filiera ittica. Oggi il modello rappresenta la migliore ricetta per uscire dalla crisi e per lo sviluppo del sistema nel medio e lungo termine».
A proposito di crisi, i numeri contenuti nel “Rapporto Annuale sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia” non sono affatto positivi. L’ingegnere Giuseppe Pernice, presidente dell’Osservatorio che redige il rapporto, ha “fotografato” il comparto pesca siciliano evidenziando una situazione allarmante: “Si rileva - ha spiegato Pernice - che alla data del 31 dicembre 2011 risultano operanti nei porti siciliani 3.035 battelli da pesca, 81 in meno rispetto al 2010. Si è ridotto il tonnellaggio ed il pescato ma, soprattutto, si sono persi nel 2011 circa 2.000 posti di lavoro. Gli occupati nella pesca in Sicilia sono meno di 8.000 e pensare che nel 1997 gli occupati nel settore peschereccio erano 23.109, di cui 13.909 occupati direttamente nella pesca marittima. Altro dato significativo è relativo al costo del gasolio passato dai 0,24 euro/litro del 2002 a 0,72 euro/litro nel 2011”.
Un piccolo dato confortante al 31 dicembre 2011 il totale di impianti di acquacoltura attivi in Sicilia risulta essere pari a 12; è in graduale aumento la produzione di spigole ed orate.
“In questo scenario - aggiunge Tumbiolo - una soluzione possibile per il sistema di pesca industriale è rappresentata dalla cooperazione transfrontaliera. C’è motivo di ritenere che l’Osservatorio ed il Distretto sono e saranno da pungolo, da stimolo alle organizzazioni regionali e sovraregionali affinché si determini, attraverso progetti, iniziative, intese, la giusta condizione di “dialogo” necessaria a sviluppare sistemi di pesca e di prelievo responsabili e coerenti”.
Tumbiolo avanza anche due proposte operative per lo sviluppo dell’economia siciliana all’interno del sistema nazionale e della macroregione mediterranea.
La prima proposta riguarda l’istituzione di un Assessorato Regionale per le Politiche del Mare: “Abbiamo voltato le spalle al mare considerandolo quasi un problema, invece il mare è un’opportunità, un valore aggiunto soprattutto per una Regione, la Sicilia, interamente circondata dal mare e collocata in una posizione geo-politicamente strategica. La “Primavera araba” è per noi un’occasione che non possiamo farci sfuggire e la creazione di un Assessorato del Mare – ha aggiunto Tumbiolo - significherebbe ordinare e dare organicità alle molteplici materie legate alla risorsa mare: portualità, politica delle coste, autostrade del mare, risorse marine, archeologia subacquea, pesca, acquacoltura, e tutte quelle attività marinare connesse; in poche parole è necessaria la creazione di un unico “Governo del mare” quale fattore strategico di sviluppo.
La seconda proposta riguarda invece l’acquisizione, una volte per tutte, della consapevolezza del valore dei distretti industriali e produttivi. “Essi - sottolinea Tumbiolo - rappresentano una grande ricchezza per il territorio siciliano esprimendo le differenti vocazioni produttive, in particolare quelle agroalimentari. I distretti, ed il modello costituito dal sistema interdistrettuale, le cosiddette “reti d’impresa”, sono già un reale volano di sviluppo per l’Italia e di tenuta occupazionale e produttiva pur nell’attuale momento di crisi che attanaglia il sistema economico e sociale. La prospettiva è guardare, grazie alla nostra storia e geografia, alla creazione di un modello di “distretto mediterraneo”.
In attesa delle risposte della politica, il Distretto si gode l’accordo con il quale lo scorso 3 Settembre è stato sancito l’impegno per la creazione in Congo di i un modello di Distretto della Pesca simile a quello siciliano, fondato sul rispetto dei principi della ‘Blue Economy’, cioè sulla responsabilità individuale e collettiva per la salvaguardia e l’uso razionale delle risorse marine. Il Congo, paese ricco, con grandi potenzialità e dove nel 2014 sarà l’Anno della pesca, ha la necessità di trasformare il suo sistema di pesca tradizionale ed artigianale attraverso l’acquisizione di know-how e tecnologia.
>Sono stati sottoscritti contatti di lavoro ed un portafoglio commesse pari a 500.000 euro. L’accordo prevede anche l’impegno del Distretto per la progettazione e la creazione di un porto peschereccio a Pointe Noire - la seconda città del Congo e il più importante porto in acque profonde del Golfo di Guinea nonché il più grande snodo commerciale dell’intera sub-regione centrafricana - con la realizzazione, attraverso il know-how degli operatori dello stesso Distretto Pesca, di una struttura integrata a tutta la filiera ittica: dalla cantieristica per la costruzione di pescherecci agli impianti di trasformazione e commercializzazione del pescato.