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27/09/2012 06:12:40

Maxi sequestro da 25 milioni di euro all'imprenditore Tarantolo. "E' vicino a Messina Denaro"

Agenti di Polizia della  Divisione Anticrimine della Questura e Finanzieri del Nucleo di P.T. della Guardia di Finanza di Trapani  hanno dato esecuzione ad un provvedimento di Sequestro anticipato di beni nei confronti  nei confronti  di TARANTOLO Vito,imprenditore edile nato il 12.01.1946 a Gibellina (TP) e residente in Erice (TP), per un valore complessivo di 25 milioni euro.

Il Provvedimento è stato emesso dal Sig. Presidente del Tribunale  di Trapani,su Proposta del Questore di Trapani per l’applicazione della misura di prevenzione personale  e patrimoniale redatta ai sensi degli artt. 4, 16 e segg.  del decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011 (Testo unico antimafia) a conclusione di analisi condotte da questa Divisione Anticrimine  .

La  valenza criminale del TARANTOLO deriva da un complesso di investigazioni giudiziarie che, temporalmente, dalla fine degli anni ‘80 si sviluppano fino alla cattura del boss VIRGA Vincenzo, capo del “mandamento mafioso” di Trapani, avvenuta il 21 Febbraio 2001 ad opera della Polizia di Stato, dopo una lunga latitanza, per proseguire nel 2005 con l’acquisizione di nuovi elementi cognitivi compendiati nella O.C.C. in carcere n. 9138/05 D.D.A, ( c.d. “FASE I” del progetto“Mafia Appalti Trapani”), e  fino al 2007, quando in occasione del blitz della Polizia di Stato che portava alla catturadiSalvatore e Sandro LO PICCOLO, venivano rinvenuti alcuni scritti del latitante MESSINA DENARO Matteo, da cui pure si traggono rilevanti elementi di valutazione sul ruolo imprenditoriale assunto dal TARANTOLO in relazione a “Cosa Nostra”  e ad importanti appalti .

Su Proposta del Questore di Trapaniè stato ottenuto  dal Tribunale, ai sensi degli artt. 4, 16 e segg. del decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011,  il sequestro anticipato ai fini della confisca di nr. 82 beni immobili, nr. 33 beni mobili (autovetture, furgoni, mezzi meccanici) registrati, nr. 3 società/imprese (capitali sociali e pertinenti complessi aziendali), nr. 18 quote societarie,  nr.37 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura,nr.2 società sottoposte ad amministrazione giudiziaria ex art 34, per un valore complessivo stimato in atti di circa 25 milioni di euro.

08:50 - Complessivamente, negli ultimi dieci anni la holding di Tarantolo si sarebbe aggiudicata appalti per più di 50 milioni di euro.

 Tra gli appalti ricostruiti dalla polizia la sistemazione delle banchine del porto di Trapani e il rifacimento di quello di Castellammare, ma anche l'appalto Anas per le barriere di sicurezza della tangenziale di Parma. E ancora i lavori per la rete fognante di Erice, ponti e strade.

08:40 - Vito Tarantolo, è un imprenditore edile di 66 anni di Erice. E' una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, già arrestato a luglio del 1998 e poi condannato per favoreggiamento ad un anno e mezzo di reclusione. 

Condanna che - come si apprende al maxi sequestro di oggi - non lo ha mai allontanato dai vertici di Cosa nostra trapanese, prima il vecchio boss Vincenzo Virga, poi Francesco Pace, ora Matteo Messina Denaro. Una contiguità di cui negli anni hanno parlato collaboratori di giustizia attendibili, da Giovanni Brusca a Vincenzo Sinacori ad Angelo Siino.

08:20 - Il provvedimento patrimoniale, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del questore, è stato eseguito nell'operazione "Araknos" dalla Divisione Anticrimine della Questura e dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza.

08:00 - Nell’elenco stilato dal giudice ci sono 82 beni immobili tra ville e appartamenti; 33 beni mobili tra autovetture di lusso, furgoni, mezzi meccanici; 18 quote societarie; 2 società; 37 conti correnti e rapporti bancari. Valore totale: 25 milioni di euro. 

A tanto ammontano le disponibilità di Vito Tarantolo, l’imprenditore di Trapani sottoposto a misura patrimoniale, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini condotte dall’Anticrimine di Trapani guidata da Giuseppe Linares, hanno consentito di individuare i suoi possedimenti e soprattutto i suoi collegamenti con la criminalità organizzata. E ora sono scattati i sigilli.

«PIZZINI» - In particolare, come viene sottolineato nel provvedimento, «nel 2007 sono stati rinvenuti alcuni “pizzini” inviati dallo stesso Messina Denaro indirizzati all’esponente del suo clan Salvatore Lo Piccolo, che consentono di trarre importanti elementi di valutazione sul conto del ruolo assunto da Tarantolo giacché in uno di essi viene affrontata dai due capi mafia la tematica che attiene un appalto aggiudicato presso l’aeroporto di Palermo Punta Raisi per il quale il boss prometteva di far pervenire una risposta a Lo Piccolo. La missiva in argomento riporta anche in modo schematico i dati salienti di alcune società, al fianco di ciascuna delle quali sono trascritti gli estremi di lavori che hanno interessato l’aeroporto di Palermo. Su tale biglietto, in corrispondenza dell’ “Appalto dei lavori relativi al rifacimento recinzione aeroportuale, stralcio di completamento euro 2.615.227 era indicata la denominazione e la sede legale della società aggiudicataria Cogeta, occultamento da Tarantolo».

INTERCETTAZIONI - Tarantolo ha una condanna patteggiata a un anno e sei mesi emessa nel 2004 per favoreggiamento di uomini legati al capo del mandamento mafioso di Trapani Vincenzo Virga ed è stato coinvolto in numerose indagini relative agli appalti assegnati privilegiando imprese che avevano collegamenti con esponenti della criminalità organizzata. Erano state alcune intercettazioni ambientali captate in alcuni uffici frequentati da esponenti mafiosi, poi confermate da alcuni collaboratori di giustizia come Vincenzo Sinacori, Francesco Siino e Tullio Cannella, a svelare come tre sue aziende svolgessero un ruolo di «interposizione fittizia» per ottenere le commesse. Nel 2003 Tarantolo alleggerì la sua posizione processaule perchè rese  "ampie" dichiarazioni confessorie  delineando ulteriormente lo scenario nel quale per decenni mafia e politica sono andati a braccetto, condizionando fortemente gli aspetti della libera concorrenza tra le imprese a Trapani.