Questo infatti il tema prescelto per l’ultima edizione di Carovana, nata nel 1994 a un anno e mezzo dalle stragi di Capaci e via D’Amelio con l’obiettivo di attraversare la Sicilia per portare solidarietà a chi operava in prima fila per garantire legalità e giustizia, ma anche per sensibilizzare i tanti cittadini incontrati durante il viaggio sulla necessità di alzare la testa e lottare contro il potere mafioso.
15 EDIZIONI - Da allora sono passate 15 edizioni, si sono moltiplicate le tappe, che hanno attraversato tutta Italia e anche l’estero, si sono aggiunti durante il cammino nuovi partner e collaborazioni ma è rimasto sempre solido lo stesso obiettivo: dire a voce alta il proprio ‘no’ alla mafia, contribuire a riformare la politica, puntando alla costruzione di luoghi di aggregazione, di spazi di socialità, di metodi per combattere il degrado e la marginalità sociale, terreni in cui le mafie e la criminalità prosperano. “Fare società”, dunque, per costruire comunità alternative mettendo al centro il valore della partecipazione e dell’educazione popolare alla legalità e alla giustizia sociale. Partita il 12 aprile di questo anno, la Carovana ha viaggiato per 90 tappe su tutto il territorio italiano e dei passaggi in Tunisia e in Francia, realizzando iniziative di conoscenza e sensibilizzazione, dalle proiezioni agli incontri nelle scuole ai dibattiti alle visite nei beni confiscati.
APPRODO SICILIANO - Il viaggio della Carovana si prepara ora per la sua tappa conclusiva, che si svolgerà il prossimo 11 ottobre a Trapani, in Sicilia, terra simbolo della mafia e al contempo della lotta alla mafia. “Le stagioni e i territori attraversati dall’edizione di Carovana 2012 rappresentano l’immagine di un Paese fragile, nella morsa di forme di illegalità apparentemente differenti – spiega Alessandro Cobianchi, coordinatore nazionale della Carovana – il viaggio di Carovana ha avuto molti consensi perché il suo messaggio, ‘fare società’, ha centrato un problema: non c’è solo una questione di rispetto delle regole ma la ricostruzione di un’etica in un Paese che sa incubare mali profondi. Perché la crisi attuale non è solo economica, ma soprattutto culturale e sociale. In questi tre mesi la Carovana si è fatta interprete della voglia di rafforzare un’idea di comunità che avesse come obiettivo la giustizia sociale. Se rinnovata, può essere uno strumento davvero utile per leggere diversamente non solo le mafie ma la stessa società che le vuole respingere”. E se i furgoni della Carovana sospendono il loro viaggio, per qualche mese, prima di ripartire nel 2013, il messaggio di legalità, di denuncia, di giustizia proseguirà ininterrottamente il suo percorso.