Il sequestro ha colpito due imprese agricole, 70 terreni, 12 unità immobiliari e diversi fabbricati rurali e magazzini tra Monreale, San Cipirello e San Giuseppe Jato, e vari dossier finanziari riferibili all'imprenditore e ai suoi familiari.
Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta della Procura, ha applicato una norma del nuovo Codice Antimafia che prevede appunto il sequestro e la confisca "per equivalente", cioè in misura pari al valore dei beni che il titolare abbia ceduto a terzi per sottrarli alle indagini antimafia.
Già condannato negli anni '80 a otto anni di reclusione per un vasto traffico di sostanze stupefacenti tra la Sicilia ed il Piemonte, in cui erano coinvolti anche esponenti di Cosa Nostra, alla fine degli anni '90 Simonetti aveva subito un primo sequestro di beni perchè ritenuto prestanome dei boss Salvatore Riina e Giovanni Brusca: era accusato di aver perfezionato per loro conto compravendite di terreni e fabbricati impiegando denaro sporco. Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Giovanni Brusca, ex boss di San Giuseppe Jato poi pentitosi, avrebbe incassato di fatto i profitti dell'imprenditore.
Da accertamenti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, è risultato inoltre come gli investimenti effettuati negli anni dall'imprenditore e dai suoi familiari fossero sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati e alle attività ufficialmente svolte. E' emerso anche che alcune cessioni di terreni erano in realtà state fatte solo sulla carta per ingannare gli investigatori, mentre parte del patrimonio dell'imprenditore, per il quale sono stati acquisiti elementi circa l'illecita provenienza, è stato effettivamente alienato a terzi.