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08/10/2012 04:21:39

Nel processo D'Alì spunta a sorpresa il pentito Ingrasciotta: "I Messina Denaro si diedero da fare per lui"

Il processo si svolge con il rito abbreviato, a porte chiuse. E sarà un processo veloce. Il pubblico ministero Andrea Tarondo ha chiesto però l'audizione del collaboratore di giustizia Giovanni Ingrasciotta, che collabora con la giustizia dal Dicembre del 1996, quando si salvò, per puro caso, da un agguato mortale a Castelvetrano. Ingrasciotta, secondo l'accusa, ha raccontato che la famiglia Messina Denaro, che regge le sorti della mafia in tutta la provincia di Trapani, nel 1994 fece votare per Antonio D'Alì, candidato al Senato con il maggioritario nel collegio di Trapani. La cosa ha irritato non poco la difesa: "Perchè - si sono chiesti i legali di D'Alì - la pubblica accusa chiede di ascoltare un collaboratore che ha fatto improvvise dichiarazioni qualche giorno fa?".  Tra l'altro, il rito abbreviato non consentirebbe l'utilizzo di ulteriori prove, ed è per questo che gli avvocati Bosco e Pellegrino si sono opposti all'audizione del teste Ingrasciotta.  Il giudice per le udienze preliminari di Palermo Giovanni Francolini s`è riservato di decidere ed ha rinviato il processo al prossimo 30 novembre.

Il verbale è del 2 Ottobre 2012. Cosa dice Giovanni Ingrasciotta?: " I Messina Denaro si diedero un bel da fare per D'Alì". Addirittura i boss avevano incaricato alcune persone di presidiare cartelloni elettorali per evitare che i manifesti del candidato D’Alì potessero essere coperti da altri. Ingrasciotta ha anche parlato di un`altra vicenda, il fallimento della Finepo (Finanziaria Mediterranea Popolare). Ha riferito che il boss Matteo Messina Denaro aveva investito i propri soldi e quando iniziò a percepire che le cose si stavano mettendo male si attivò per recuperarli. D`Alì sarebbe intervenuto in favore dei titolari, Salvatore e Lucio D’Ambra, padre e figlio, garantendo il pagamento delle somme.

"Oggi ci attendevamo la requisitoria del pubblico ministero - replicano i legali -  ed il rispetto delle tappe di un calendario di quattro udienze che avrebbe visto la chiusura del processo con rito abbreviato il prossimo 18 di ottobre. Da oltre un anno il senatore d`Alì attende di poter giungere alla fine di questo processo ma alla vigilia di ogni udienza vengono presentati dalla pubblica accusa sempre nuovi atti (che nuovi non sono) che obbligano necessariamente ad un rinvio; oggi l`ennesimo al 30 novembre perché il giudice per le udienze preliminari valuti l`ammissibilità di una prova testimoniale di un collaborante sulla scorta di dichiarazioni da questi rese già dal 1997 ed acquisite dal pubblico ministero solo qualche giorno fa. Si tratta comunque di racconti generici risalenti a oltre vent`anni addietro, con ricostruzioni assai fantasiose ed approssimative. Spiace quindi che sia saltato il calendario di udienze in programma ma confidiamo comunque di poter giungere in tempi brevi alla fine di questo processo".

Ingrasciottta racconta proprio di un summit all'inizio degli anni '90 in cui era presente anche Matteo Messina Denaro, proprio nei locali della Fimepo, a Trapani, in via Osorio, a pochi metri dall’ingresso del Palazzo di Giustizia. Secondo Ingrasciotta "con Matteo Messina Denaro, oltre ai titolari della finanziaria, la Fimepo, c’era anche Antonio D’Alì". Ingrasciotta aveva accompagnato il giovane Messina Denaro, che rappresentava gli interessi della famiglia, che aveva molto investito in quella finanziaria che adesso rischiava il crac.