Le segreterie territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom rintengono indispensabile «un tavolo istituzionale e il ripristino delle condizioni minime di rappresentanza che la legge affida alle Rsu ed alle organizzazioni sindacali - si legge in un documento unitario - visto che, nelle assemblee, i lavoratori segnalano la presenza di lavoro nero, spesso prodotto da ex dipendenti di Telecom Italia in mobilità, che continuano ad avere libero accesso nei siti industriali della società». In quest'ottica, nella nota sottoscritta da Massimo Trentacoste (Slc Cgil), Vincenzo Valenti (Fistel Cisl) e Francesco Silvano (Uil Comunicazione), si parla di «un gioco al massacro da fermare». «Ci rendiamo conto - scrivono i sindacalisti - che urge una verifica territoriale in grado di determinare quelle condizioni di equilibrio e trasparenza in un settore così delicato, rilevato che l'appalto telefonico sta fruendo di tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge, e che il subappalto ha raggiunto livelli che sfiorano l'80 per cento delle attività affidate».
Le preoccupazioni dei sindacati di categoria sono legate soprattutto all'aspetto occupazionale, considerando che, negli ultimi dieci anni, i dipendenti della Telecom in provincia di Trapani sono diminuiti da 420 a 106. «In questi giorni - viene evidenziato nella nota sindacale - la Telecom ha inventato un reparto-confino, dove collocare lavoratori che fruiscono della legge 104, inidonei, e sindacalisti; un vero e proprio ramo d'azienda creato ad hoc per essere ceduto, così come avvenuto in un triste recente passato, ad aziende improvvisate, che poi licenziano i lavoratori».
Partendo da questa considerazione, secondo i segretari dei tre sindacati di categoria, «ancora una volta Telecom Italia non perde occasione per mostrare il suo vero volto: rassicurante e socialmente responsabile all'esterno, ma dura, violenta e rozza con i suoi dipendenti; è un'azienda - aggiungono - che pur godendo, negli ultimi anni, di ingenti risorse pubbliche e quindi di soldi dei cittadini, licenzia i propri dipendenti con maggiore facilità, mentre gli amministratori ed i dirigenti continuano a percepire compensi milionari». A questo si aggiungerebbe «lo stato di abbandono del territorio trapanese, non informando le Rsu relativamente alla tipologia delle attività conferite in appalto, alle localizzazioni e al numero dei lavoratori interessati, nonché delle attività eventualmente soggette a subappalto». Da qui il ricorso alla Prefettura e all'Ufficio provinciale del lavoro.