Sotto sigillo sono finite societa', negozi di fiori, agenzie di scommesse, ma anche conto correnti, immobili, appezzamenti di terreno, rivendite di caffe' e di alimentari, e persino tre cavalli da corsa. Secondo gli investigatori il patrimonio sequestrato sarebbe stato "illecitamente accumulato sia attraverso la sistematica imposizione del pizzo ai danni di imprenditori e commercianti, sia attraverso complesse attivita' di riciclaggio e reinvestimento del provento delle attivita' illecite economiche formalmente legali, tutte intestate a prestanome". I provvedimenti sono stati eseguiti a esponenti di spicco come G.A., gia' reggente della cosca, il quale, dopo l'arresto di N. e A. M., aveva preso le redini del clan, si sarebbe adoperato "sia nel ferreo controllod el territorio che nell'imposizione del pizzo".
Le misure di prevenzione hanno colpito anche due figli di G.P., ucciso il 14 marzo 1995 insieme ad un altro figlio, che si occupavano della gestione delle due agenzie di scommesse, oggetto del sequestro. Il provvedimento segue l'operazione "Senza Frontiere" condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo, nel giugno del 2009, che ha portato all'arresto di 12 persone, tra vertici e affiliati alla cosca di Villabate.