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14/11/2012 07:00:02

Mafia, il Gip si riserva di decidere sul processo all'editore Ciancio Sanfilippo

 Il gip Luigi Barone si è infatti riservato di decidere sulla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Catania nei confronti dell’imputato. La richiesta è stata illustrata nell’udienza camerale di oggi dal sostituto procuratore della Dda Antonino Fanara, cui ha replicato l’avvocato Enzo Musco, difensore di Ciancio. E adesso resta solo da aspettare per conoscere il futuro giudiziario dell’editore, oggi presente in aula: tutte le ipotesi, dall’archiviazione, al rinvio a giudizio, fino all’imputazione coatta, restano aperte.

Imprenditore tra i più potenti di Sicilia, nel corso delle indagini partite a marzo 2009 sono state analizzate le attività di Ciancio fin dal 1982. Con interessi che spaziano dall’editoria locale e nazionale fino all’edilizia, l’imprenditore, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Siino, avrebbe dimostrato un atteggiamento da un «uomo a disposizione» di Cosa nostra. A supporto dell’ipotesi degli inquirenti vari episodi, come quello del 1984 del rifiuto di pubblicare i necrologi per il giornalista Pippo Fava ucciso dalla mafia. Condotta ripetutasi l’anno dopo con un’altra vittima di Cosa nostra, il commissario di polizia Beppe Montana, quanto sulle pagine del quotidiano locale furono anticipate le dichiarazioni che il pentito Luciano Grasso avrebbe dovuto tenere davanti ai magistrati. Dichiarazioni comprensive dell’indirizzo di casa di Montana e che ne avrebbero compromesso l’incolumità.

Nel fascicolo di accusa contro Ciancio si fa riferimento anche a un episodio con protagonista il boss mafioso Pippo Ercolano. Non avendo gradito la definizione di mafioso in un articolo de La Sicilia, il braccio destro di Nitto Santapaola andò a fare una scenata in redazione con tanto di soddisfazione. Ovvero di tirata d’orecchie al cronista il quale sarebbe stato invitato a non usare mai più un simile aggettivo accanto al nome Ercolano, neanche quando ad usarlo fossero state le forze dell’ordine in un comunicato.