- 13.40 Terminata l'escussione di Ippolito. La corte si è ritirata in camera di consiglio.
Gulotta: “Lei come veniva chiamato dai suoi amici?”
Ippolito: Nanà.
Gulotta: “Suo padre invece come veniva chiamato?”
Ippolito: “Salvatore”.
Gulotta: “Lei, Guttadauro da quando lo conosce?”
Ippolito: “Da trent’anni. Quando veniva in officina si metteva a parlare con mio padre. Una volta l’ho visto parlare con Giovani Risalvato”.
Gulotta: “Degli imputati di questo processo chi frequentava la sua officina?”
Ippolito: “Frequentavano la mia officina: Risalvato, Filardo, Casciotta e Catania.
Gulotta: “Lei conosce Matteo Messina Denaro?”
Ippolito: “Si, ricordo che vent’anni fa venne per aggiustare l’aria condizionata della sua auto. Non ho avuto altri rapporti con lui”.
Gulotta: “Conosce Arimondi?”
Ippolito: “Si, veniva in officina. Ua volta mi ha detto che c’era Salvatore Messina Denaro che mi voleva parlare per la revisione dell’auto”.Gulotta: “Per lei è usuale andare a Campobello per prendere le auto di Salvatore Messina Denaro. Oltre a questo rapporto per la revisione, ha avuto dei rapporti con Salvatore Messina Denaro? ”
Ippolito : “Si, spesso vado io a prendere le auto dei miei clienti. Lo conoscevo perchè lavorava in banca ed io ero cliente di quella banca”.
Gulotta: “Lei che tipo di rapporti aveva con Giuseppe Grigoli? ”.
Ippolito: “Siamo entrambi appassionati di barche, siamo andati assieme al salone di Genova. Una volta si incontrò con Marotta nella mia officina. Veniva spesso a prendere il caffè nella mia officina”.
Gulotta: “Conosce Vincenzo Panicola?”
Ippolito: “Si come cliente della mia attività”.
Gulotta: “Lei ha un’ auto storica”
Ippolito: “Si, una Duetto Alfa Spider del ’72 e una 500C di mio padre.
Gulotta: “Ha avuto macchine da corsa?”
Ippolito: “Solo la mia fino agli anni ’80. Non ho mai tenuto altre macchine da corsa di altri”.
Gulotta: “Ippolito, suo padre conosceva i Messina Denaro?”
Ippolito: “Si, erano clienti dell’officina quando mio padre la gestiva”.
Gulotta: “E fino a quando hanno portato l’auto da suo padre?”
Ippolito: “Fino a metà anni settanta, che io ricordo”.
- 13.40 - Inizia l'esame da parte del presidente Gulotta.
Ippolito: "Ho incontrato Salvatore Messina Denaro un paio di volte perchè mi ha portato due auto da revisionare, entrambe le auto erano intestate alla moglie".
Ippolito: "Conosco Risalvato, anche lui è un mio cliente. Gli ho prestato qualcosa in denaro, lui mi dava in cambio anche il cemento ed io gli riparavo l’autovetura. E' capitato spesse volte che Guttadauro, quando veniva in officina si incontrava con Risalvato o qualche altro amico mio. Io non ho partecipato a queste conversazioni".Il Pm contesta ad Ippolito che nell’interrogatorio aveva risposto di non aver mai avuto rapporti con il Guttadauro.
Pm: "Dalla trascrizione del 14 aprile 2006, il teste Linares ci dice che nell’allontanarsi dalla sua officina Catania e Zu Mommo (Casciotta Girolamo) avrebbero avuto dei bidoni di nafta, lei ha mai visto Catania e Casciotta caricare dei bidoni di nafta?"
Ippolito: No
Pm: "In altra conversazione tra Risalvato e Catania, secondo la ricostruzione del teste Linares emergerebbe la circostanza secondo la quale lei avrebbe ricevuto 1000 euro da Guttadauro".
Ippolito: "Non è possibile, io non ho ricevuto 1000 euro la mattina per poi restituirli il pomeriggio".Pm Guido: "Lei ippolito, conosce Filippo Guttadauro? E i suoi Figli?"
Leonardo: "Si, è un cliente della mia officina. Conosco i figli di Guttadauro, conosco Francesco. Una volta ho fatto comprare una casa al figlio di Filippo Guttadauro. Guttadauro aveva diverse macchina e veniva spesso per la revisione o per riparazioni".
- 12.15 Si procede con la deposizione dell'imputato Ippolito Leonardo.
- 12.05 La Corte è riunita in camera di consiglio, al rientro si procederà con l'audizione dell' imputato Leonardo Ippolito. Ad apertura di udienza il presidente Gulotta dichiara che è stata accetta l’istanza di proroga di 10 giorni per le operazioni peritali per le quali è stato indicato il signor Caiozzo.
E' presente il signor Russo Francesco Paolo, citato come persona offesa, ma viene subito congedato perchè non si è costituito parte civile e di conseguenza non è teste.
Francesco Paolo Russo è il titolare del Caffè Roma di Castelvetrano, vittima del nuovo reato contestato dai pubblici ministeri agli imputati Catania e Ippolito che in concorso con Casciotta Girolamo deceduto, hanno deteriorato il vetro di una finestra dell’esercizio commerciale di proprietà appunto della ditta Russo Francesco Snc, con l’aggravante di aver commesso il fatto con minaccia e di aver lasciato per terra una bottiglia con liquido infiammabile.
- Riprende questa mattina, alle ore 11.00, nell’aula Paolo Borsellino del Tribunale di Marsala il processo “Golem II” a Matteo Messina Denaro + 13 suoi fiancheggiatori.
Il procedimento giudiziario scaturito dall’operazione antimafia Golem II, che portò nel 2010 all’arresto di 18 persone, vede imputati - oltre al boss latitante -, Maurizio Arimondi, Calogero Cangemi, Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Giovanni Filardo, Leonardo Ippolito, Marco Manzo, Antonino Marotta, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Risalvato, Filippo Sammartano e Giovanni Stallone, che devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di società e valori, estorsione, danneggiamento e favoreggiamento personale. Gli altri imputati - tra cui Salvatore Messina Denaro, fratello del boss, condannato a 10 anni-, sono già stati giudicati attraverso il rito abbreviato.
Nel corso dell’ultima udienza, i pubblici ministeri Marzia Sabella e Paolo Guido, magistrati della Dda di Palermo, hanno modificato il capo d’imputazione al latitante di “cosa nostra” Matteo Messina Denaro, retrodatando la sua affiliazione alla mafia dal 2008 al 1999 e muovendo nuove accuse ai 13 presunti fiancheggiatori. Alla richiesta di modifica da parte dei pubblici ministeri, l’Avv. Celestino Cardinale, difensore d’ufficio di Messina Denaro, ha risposto che è necessario – vista la richiesta dell’accusa - tornare davanti al Gup e ha chiesto un “termine a difesa”, un rinvio più lungo per preparare le contromosse difensive. A Tonino Catania e Leonardo Ippolito, l’accusa ha contestato il tentativo di danneggiamento al Caffè Roma di Castelvetrano, dove venne rotta una vetrata del locale e fu ritrovata un bottiglia piena di liquido infiammabile.
Carlo Rallo