Il successivo intervento, a cura della dottoressa Margherita Giacalone, medico legale, ha messo in luce la complessità etico-giuridica dell’accompagnamento dei percorsi di fine vita, rimarcando l’estrema delicatezza e difficoltà del compito che i medici interpellati sono chiamati a svolgere. In seguito, la dottoressa Caterina Brignone, giudice presso il tribunale di Trapani, ha rilevato la contraddizione in atto tra i principi giuridici sanciti dalla legge italiana e la loro, sovente inattuata, traduzione pratica; il riferimento principale aveva quale oggetto il cosiddetto «Decreto Calabrò» che, chiamato a normare la complessa realtà afferente al trattamento di fine vita, si occupa esclusivamente della situazione limite dello stato vegetativo permanente e, per di più, contiene direttive che hanno un’esclusiva valenza orientativa e non vincolante, le quali, pertanto, non consentono in nessun caso l’interruzione della nutrizione artificiale.[2] Infine, con una vera e propria lectio magistralis, il dottor Bernardo Petralia, Sostituto Procuratore della Repubblica a Marsala, ha svolto un approfondimento giuridico del concetto di autodeterminazione, commentando con estrema perizia e sensibilità la vicenda, umana assai prima che giuridica, di Eluana Englaro e del suo tutore e padre Beppino: ne è emerso con tutta chiarezza lo sforzo etico-interpretativo che la Cassazione ha dovuto mettere in atto al fine di consentire (e non, come alcuni hanno voluto dare ad intendere, di ordinare), dopo sette lunghissimi anni di iter processuale, la disattivazione del respiratore artificiale che manteneva in essere le funzioni biologiche (e null’altro, è opportuno ribadirlo) di Eluana.
Tutto il convegno è stato caratterizzato da un tono rispettoso delle distinte sensibilità in ordine a questa tematica complessa e delicata, oltre che da uno spirito laico che, nella maggior parte dei casi, diserta i dibattiti sull’argomento eutanasico. Lo scopo dell’intero incontro, citato espressamente dal primo dei relatori, il professor Dezza, era difatti quello di fornire ai partecipanti gli strumenti necessari per uscire da una configurazione ideologica della questione ed approdare alla condizione che Immanuel Kant auspica, definendola nei termini di un’«uscita dell’uomo dallo stato di minorità» che, continua il filosofo, consiste nell’«incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di altri».[3] Al mantenimento in uno stato di minorità, invece, sembrano mirare le direttive del magistero cattolico, il quale, a quanto è dato di constatare, teme come null’altro il diritto delle donne e degli uomini (ma in modo particolare delle donne) all’autodetertminazione. A conferma di questo sospetto rilevo, rammaricandomene, l’assenza eloquente delle istituzioni cattoliche territoriali a questo altissimo momento di formazione umana, morale e civile: quasi a voler significare che, se non interpellate in qualità di relatrici nell’ambito di un convegno su questioni eticamente sensibili, dette istituzioni non ritengono di avere alcunché da ascoltare e, va da sé, da apprendere, mostrando, in tal modo, di preferire una presunzione di sapere alla capacità di interrogarsi. Il rifiuto sostanziale messo in atto dalle gerarchie cattoliche riguarda, in ultima analisi, la disponibilità ad assumere quell’attitudine alla problematizzazione alla quale, non soltanto in ambito etico, sarebbe invece opportuno che esse incominciassero ad educarsi insieme con quei credenti che, dopo aver trasformati in creduli, pare che prediligano continuare a indottrinare.
Alessandro Esposito– pastore valdese
[1]Il testo integrale della lettera si può leggere sul sito: www.lucacoscioni.it. Sullo stesso sito, oltre che su quello di: www.rwpubblica.it, è possibile anche leggere la risposta che il Presidente Napolitano, con l’estrema sensibilità che lo caratterizza, ha indirizzato a questa lettera.
[2]Sulla complessità etica, medica e giuridica del trattamento di fine vita, si veda il curatissimo volume dell’antropologa Federica Verga Marfisi: Sospesi. Una lettura antropologica dell’eutanasia, Fondazione Fabretti, Torino, 2011.
[3]Tratto dal saggio di Immanuel Kant: Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo, reperibile in traduzione italiana in: A. Tagliapietra (a cura di), Che cos’è l’illuminismo? I testi e la genealogia del concetto, Mondadori, Milano, 1997.