La richiesta di sequestro record per 5 miliardi di euro scatta dopo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, come Siino, Giuffrè, Ingrasciotta, che hanno raccontato ai pm dei rapporti che Carmelo Patti avrebbe avuto con uomini di spicco di cosa nostra trapanese e non solo. Dalla famiglia Messina Denaro, a Provenzano. Negli affari che i pentiti raccontano ci sarebbero appalti pubblici, come la costruzione della galleria di Favignana. Ma è soprattutto il settore turistico quello per cui il rapporto tra Patti e cosa nostra si sarebbe fatto più affiatato. Secondo Siino infatti Patti sarebbe stato interessato a comprare il villaggio Kartibubbo a Campobello di Mazara. E altri affari del genere.
Creata con i soldi della Cassa del Mezzogiorno, fino al ’97 la Valtur era una delle poche aziende pubbliche a non essere etichettate come “carrozzone”. La volevano tutti. Anche gli Agnelli si erano mossi per comprarla. Poi arrivò Patti e la sua Fin Cab.
E’ il 1998, e l’imprenditore di Castelvetrano dà vita ad una operazione tanto coraggiosa quanto spregiudicata acquistando la Valtur per 300 miliardi di vecchie lire. La società oggi naviga in cattive acque. Da qualche mese è stata commissariata, e al 31 ottobre 2010 l’azienda presenta 358 milioni di debiti a fronte di 157 milioni di fatturato. Sembrava tutto procedere bene per l’imprenditore di Castelvetrano, oggi settantottenne. Poi investimenti azzardati, acquisti stratosferici come una nave da crociera, e cattiva gestione hanno portato al collasso il famoso marchio. C’era, e rimane ancora, il rischio concreto che il buco della società turistica venisse coperto dai contribuenti, con lo Stato che si faceva carico dei debiti contratti. La barca stava andando a picco e Patti ha cercato in tutti i modi di salvarla facendola tornare in mano allo Stato. Patti è uno che ha amicizie molto in alto. Da Berlusconi a Gianni Letta, agli ex ministri Scajola e Alfano, per andare al senatore Antonio D’Alì e il deputato Ignazio Abrignani. Ma la capofila dei villaggi turistici continua ad inabissarsi, si fa di tutto per far rilevare le quote da Invitalia e Fintecna controllate dal Tesoro, ma i vertici di queste due resistono. Si arriva al commissariamento nell’ottobre 2011. Ad occuparsene sono Stefano Coen, vicino a Gianni Letta, Daniele Discepolo, legato all’ex ministro Paolo Romani che lo nomina suo consigliere, e Andrea Gemma, imparentato con Sergio Gemma (presidente del collegio sindacale della stessa Valtur fino al 2002. I dubbi ci sono, pare che il commissariamento non sia stato proprio il peggiore di tutti i mali per Patti. Eppure all’inizio pareva che lui fosse l’uomo giusto.
Parlano le carte, e i legali di Patti e della Valtur spiegano tutto in una memoria difensiva: “i conti sono in ordine, nessuna sperequazione”. Complessi, articolati da far venire il capogiro. Ma i conti di Patti e della Valtur, per gli avvocati, sono regolari. “La ricostruzione dei movimenti finanziari e patrimoniali è una cosa complessa per le molteplici attività imprenditoriali ed i cui sviluppi hanno raggiunto sfera multinazionale, sia nel settore dei cablaggi sia nel settore turistico”. È un lavoraccio, quello di reperire tutta la documentazione, tutti i movimenti fatti dalle società di Patti da quando era un piccolo imprenditore emigrato dal Sud negli anni ‘60 al 2010. E proprio su questo lavoraccio punta la difesa, contestando punto per punto l’analisi sul patrimonio di mister Valtur fatta dalla Dia per via della difficoltà di trovare tutti i documenti. La memoria in sostanza serve a questo per i legali: tappare le falle dell’analisi degli inquirenti presentando i documenti che mancherebbero. Tra questi, nel documento di una ventina di pagine e tanti allegati, ci sarebbero delle ricostruzioni patrimoniali e finanziarie di Patti e famiglie come i finanziamenti del 2009 che a detta della difesa sarebbero stati esclusi dalla Dia dalle entrate di Patti. “Il passaggio del titolo di proprietà tra Patti e l’imprenditore originario di Caserta, Giuseppe Cicala, a proposito delle quote da questo possedute nella Elettrosistemi Srl e della Smc srl”. In questo caso però non esiste alcuna traccia del pagamento della compravendita tra Cicala e Patti. Ma i legali dell’imprenditore siciliano hanno messo nero su bianco che il pagamento spettante a Cicala corrispondesse, in pratica, nella cessione di due proprietà terriere, uno nel foggiano e un altro nel casertano. Insomma, un passaggio di proprietà tra amici, è quello prospettato dai legali di Carmelo Patti. Per questo motivo la difesa vorrebbe far deporre sia Cicala, che Mario Porcaro che si occupò della ristrutturazione societaria delle aziende di cablaggio. Con queste deposizioni, e con i documenti prodotti, la difesa vorrebbe certificare che non esiste alcuna sperequazione, come invece hanno assunto i pm. Rimangono invece da smentire le dichiarazioni dei pentiti di mafia.
Francesco Appari