I medici lo hanno operato per la riduzione di un esteso ematoma cerebrale e tenuto in coma farmacologico, ma nonostante i tentativi di svegliarlo il padrino di Corleone non ha mai ripreso conoscenza. Ieri è stato sottoposto ad una tracheotomia, ma per i sanitari il rischio è che resti in coma vegetativo.
Il figlio del capomafia, Angelo, è stato autorizzato dal ministro della Giustizia a vedere il padre. Una visita avvenuta stamattina e `sollecitata´ dagli stessi medici per costatare se la presenza del familiare avesse prodotto una qualche reazione, ma l’esito sarebbe stato negativo. Ora il legale di Provenzano, Rosalba Di Gregorio chiede la revoca o la sospensione del regime del 41 bis, a cui il boss è sottoposto dall’aprile del 2011.
«La ratio del regime del carcere duro è quella di evitare che un detenuto socialmente pericoloso possa mandare messaggi all’esterno - spiega all’Adnkronos -, ma non credo che il mio assistito che si trova in coma profondo possa comunicare alcunché. Sette persone sono utilizzate per la sua vigilanza in ospedale, un elemento che oltre a creare un disagio ad un reparto delicato come quello di Rianimazione, comporta inutili costi a carico dei cittadini. Per questo motivo - conclude - ho inviato un’istanza al Dap perché il 41 bis sia revocato od almeno sospeso».
Ma il Dap ha comunicato che il regime di 41 bis imposto al boss Bernardo Provenzano non sarà revocato. Tuttavia i prossimi congiunti sono stati ammessi nella stanza di degenza in cui il capomafia è ricoverato con l'intubazione, in gravissime condizioni. La deroga è stata accordata rispetto al numero degli incontri mensili (il massimo sarebbe uno)-
La Procura di Palermo ha avviato un'indagine per il presunto tentativo di suicidio del boss, risalente al maggio scorso. Martedì i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e l'aggiunto Vittorio Teresi, gli stessi che hanno Provenzano come imputato nel processo per la trattativa Stato-Mafia, hanno ascoltato come teste uno dei figli, Francesco Paolo Provenzano. L'uomo, in un colloquio (registrato, come tutti quelli svolti dai detenuti al 41 bis) aveva sentito dire dal padre che qualcuno in prigione gli voleva male. Una frase che Provenzano jr ha attribuito, più che altro, a uno stato di alterazione mentale del padre, che i familiari sostengono da tempo non essere più in grado di intendere e di volere. I magistrati potrebbero adesso ipotizzare anche altri reati, più gravi, come il tentato omicidio. Ma questa ipotesi non trova né conferme, né smentite